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108 luigi a. milani

ed accrescere la flotta, per tener piede in Sardegna (259 a. C.) e testa ai Cartaginesi (258-256 a. C.).

All’atto della emissione dei primi denari romani il rapporto fra il bronzo e l’argento era quindi effettivamente più del doppio di quello fissato all’atto dell’emissione del bronzo sestantale, e senza di ciò nemmeno si spiegherebbe il beneficio che, con questo spediente di tesoreria, i Romani, a detta di tutti gli annalisti, si proposero di ottenere, ed ottennero per il pagamento del debito pubblico.

Siccome poi il rapporto internazionale fra l’argento e il bronzo era effettivamente quello stabilito con la riduzione sestantale (1 a 120), essi poterono, impunemente e senza discredito, passare dalla riduzione trientale a quella sestantale, invero anormale per l’Italia, ma normalissima per il mondo orientale1.

Cascano in tal modo certi castelli fabbricati sul preteso rincaro del bronzo2, e si dà, come mi pare, il vero valore economico-finanziario agli espe-

  1. V. Lenormant, Histoire de la Monnaie, I, p. 156; Soutzo, op. cit, I, p. 21 e seg.
  2. Mi riferisco particolarmente ad uno scritto del Falchi pubblicato nell’Annuaire de Numismatique, 1884: Vetulonia et ses monnaies, — Considerations sur la reduction de l’as. Anche non ha valore scientifico ciò che il pur benemerito scopritore della necropoli vetuloniese dice ed osserva sulla monetazione di Vetulonia. Il bronzo a tipo incuso di Populonia (Garrucci, tav. LXXV) è certamente anteriore a quello di Vetulonia; quanto all’argento, io neppur credo che Vetulonia n’abbia avuto di proprio; in ogni caso poi esso è assai posteriore all’argento populoniese di sistema euboico-siracusano (Head, H. N. p. 11; Garrucci, tav. LXXI, 15 e seg.). Il tipo più o meno arcaico del Gorgonio dipende non dal tempo, ma dal modello (calcidico) avuto dinanzi dall’artista. Vetulonia storicamente precede senza dubbio Populonia; ma, come è dimostrato dagli scavi finora eseguiti, essa già nel sec. IV non ha più veruna importanza politica. Ai Vetuloniesi nel sec. V a. C. subentrano, come pare, i Populoniesi, padroni quasi assoluti del mare e delle ricche miniere d’Elba e maremmane (cfr. sopra p. 66, nota 50).