Pagina:Rivista italiana di numismatica 1891.djvu/157

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il tesoro di andros 141


Tre cose notevoli riscontro in questo luigino, di cui sgraziatamente non possiedo che un solo esemplare. Anzitutto il peso (gr. 2.600), superiore al peso massimo verificato negli altri luigini; poi il conio piuttosto rozzo e più grossolano di tutti quelli che mi passarono sott’occhio; infine, le due sigle poste in fine alla leggenda del rovescio le quali, se sono arabe, lette a rovescio, pare vogliano indicare il valore della moneta in oncie sei.

Ma perchè sei e non cinque, come sta scritto in tutte lettere nella medesima leggenda? Per ispiegare questa anomalia, non potrei pensare che a qualcuno dei soliti inganni escogitati dai fabbricatori di questi luigini pel Levante. Essi avrebbero segnato sulla moneta il vero suo valore in latino ad uso degli occidentali, e avrebbero poi indicato un valore superiore ad uso degli orientali, ai quali era realmente destinata la moneta. Questa, del resto, è una semplice ipotesi, e sarò ben grato a quei numismatici, eruditi o filologi, che occupandosi di queste sigle, ne dessero una interpretazione sicura e definitiva.

Quanto all’origine di questo luigino, io lo crederei coniato alla famiglia Doria nella sua zecca di Loano. Troviamo nei documenti pubblicati dall’Olivieri nella sua Monografia sulle Monete della famiglia Doria1 che la contessa Violante Lomellini, moglie di Giov. Andrea III Doria, concedeva al suo zecchiere Onorato Blauet, in data 17 dicembre 1666, di poter battere luigini al solito tipo, colla leggenda nel diritto: GRATIOR • IN • PVLCHRO • VIRTVS • È ben vero che pel rovescio si fissava l’altra leggenda: SANCTAE • SIT • TRIADI • LAVS, ma si ag-


  1. Olivieri A., Monete, medaglie e sigilli dei principi Doria, ecc. pagina 66.