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aes rude, signatum e grave, ecc. 63

campane (Garrucci, tav. LXXVII, 16; Head, p. 28, fig. 10) e nei decussi e tripondi urbani del periodo trientale (Garrucci, tav. XXX e XXXI), quanto in una serie di aes grave con dupondi e tripondi librali, avente una evidente relazione con l’aes grave etrusco (cfr. la ruota, tipo del rovescio) e stata dal Garrucci attribuita a Sutri e dal Mommsen ad Alba Fucense (I, p. 187).

Il tipo della testa di Roma con galea frigia, a me sembra alludere trasparentissimamente alle origini di Roma1, più tardi cantate da Virgilio nell’epopea nazionale romana, e lo credo posteriore alla occupazione di Capua, e connesso coi presagi contenuti nei famosi libri sibillini, i quali cominciavano ad avverarsi appunto coll’annessione di Capua e del territorio Cumano, ossia col possesso del luogo dove aveva la prima volta sbarcato Enea, e dove Enea aveva appreso i propri destini.

L’oracolo della Sibilla Cumana, contenuto nei libri sibillini che si conservavano in Campidoglio fin dal tempo di Tarquinio Prisco (vedi Preller-Jordan I, p. 146) e cantato poi da Virgilio (lib. VI), diventa un fatto compiuto; ed allora Roma riconosce la sua origine troiana e la celebra nelle sue monete, rappresentandosi con l’elmo proprio di Enea e dei Troiani2. Insieme con Roma e Capua celebrano lo stesso fatto probabilmente Aricia, erede di Alba, e Ardea, la capitale dei Rutuli, dove Enea prese

  1. Marchi e Tessieri, L’aes grave, p. 44 e segg., avevano bene intravveduta la connessione della serie con le origini di Roma; ma errarono nella interpretazione dei tipi.
  2. Sembrerà ora tanto più stringente anche la nostra interpretazione del tipo del semisse assegnato a Capua, dove noi vedemmo rappresentata la Sibilla Cumana identificantesi con Venere, madre di Enea.