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392 giuseppe castellani

MDCXIII • P • IX • Sotto il busto, a caratteri piccoli, il nome dell’artista: pavl . sanqvir . Al rovescio è riprodotto il disegno a volo d’uccello della darsena e del canale d’accesso che sbocca sul mare: sul davanti o campo inferiore della medaglia è disegnato una porta con bastioni accennante alle mura della città. La leggenda circolare è: PORTV • BVRGHESIO • A • FVNDAMEN • EXTRVCTO • Nel campo superiore in due linee il nome della città, COL • IVL • FANESTRIS •

Altro esemplare simile a questo si conserva nell’Archivio Municipale di Fano: quello della Collezione Hirsch citato di sopra era pure identico e identica è la descrizione che ne dà l’Amiani1.

Il Venuti2 invece descrive due medaglie che diversificano alquanto. La prima ha il busto del Pontefice a capo nudo con piviale: la leggenda del dritto e la leggenda e rappresentazione del rovescio sono identiche a quelle descritto. L’altra ha il busto del Pontefice col camauro come nel nostro; la leggenda invece è: PAVLVS V • BVRGHESIVS • ROM • PONT • MAX • AN • IX • Nel rovescio evvi il disegno del porto senza le mura: la leggenda circolare è: COLONIA • IVLIA • FANESTRIS • e nel campo: PORTVS • BVRGHESIVS •

Anche il diametro di queste due medaglie non corrisponderebbe perchè il Venuti le assegna al suo modulo 2 che è di 64 millimetri: ciò forse dipende dal non aver moduli intermedi tra il 2 ed il 3 che è di 51 millimetri. Sarebbe invece interessante conoscere se il disegno del porto di questa seconda medaglia sia uguale a quello da me riprodotto.

Il disegno, come vedemmo, fu dato dal Rinaldi stesso fin dai principi del lavoro ed esso non riproduce che le linee generali e rudimentali dell’opera. Da ciò si deduce che tutti i miglioramenti, e specialmente la loggia, furono introdotti in seguito a completare l’idea primitiva più mo-

  1. Tom. II, pag. 258.
  2. Numismata Romanorum Pontificum praestantiora a Martino V ad Benedictum XIV per Rodulphinum Venuti Cortonensem aucta ac illustrata. Romae mdccxliv, Ex Typographia Jo. Baptistae Bernabò et Josephi Lazzarini: pag. 213 N. XXIII e XXIV.