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la scienza pura non basta, si richiede assolutamente il concorso della pratica.

Nel mio insegnamento, dovrei tentare adunque, innanzi tutto, di sgombrare i pregiudizi che annebbiano la Numismatica e impediscono di ammirarne con precisione le nobili fattezze; in secondo luogo, di comporre ad unità, almeno nelle linee generali, le sparpagliate frazioni del suo territorio; da ultimo, di contemperare armonicamente la teorica colla pratica, evitando gli scogli dell’astrazione e dell’empirismo.

Ora, questo sarebbe già un grave incarco se si trattasse di una sola fra le partizioni della Numismatica, se si trattasse per es. delle sole monete della Magna Grecia, o delle sole monete italiane del Medio Evo, o delle medaglie del Rinascimento, ecc. Quando infatti ci avviciniamo ad una delle grandi partizioni della Numismatica, la vediamo risolversi in altre divisioni, suddivise alla loro volta in serie copiosissime, in un nugolo di varietà, che sembrano sfuggire, nonché alla sintesi, alla possibilità d’esame.

Ma immaginatevi quale portentoso materiale di studio abbracci la intera Numismatica, i cui monumenti risalgono non interrotti, e diffusi per tutto il mondo civile, dai giorni nostri sino al settimo secolo almeno avanti l’Êra Volgare!

Pensate che oltre alle innumerevoli monete greche e di tutto l’Oriente ellenico, alle monete degli altri antichi popoli d’Asia, d’Europa e d’Africa, vi è la vasta serie romana della Repubblica, la superba e impareggiabile serie imperiale, tutta la serie bizantina, tutta la congerie della monetazione medioevale e dei secoli più recenti, suddivisa all’infinito per lo smembramento degli stati in minuscoli staterelli, ciascuno dei quali esercitava il diritto di zecca. Ed oltre a ciò, vi sarebbe ancora, per chi fosse agguerrito della speciale preparazione necessaria, tutta quanta la Numis-