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due medaglie vicentine inedite 439

ramo de’ Valmarana, a cui apparteneva Gianluigi, il marito della Nogarola, possedeva anch’esso, come i Fortezza, i Gualdo, gli Scroffa e diciamo anche il Belli e il Chiericati, arcivescovo d’Antivari e primate della Serbia, una bella collezione di medaglie, impreziosita dal Nerone del Porto1.



Ultima ad essere dissotterrata fu la terza delle tre medaglie. La scoperta è dovuta a Domenico Curti2 un ricco farmacista di Vicenza, che, divenutone signore, faceva demolire nel secondo quarto del secolo decimonono, gli avanzi di un palazzo, riputato del Palladio, in Rettorgole, a quattro chilometri, o poco più, come s’è già detto, da Vicenza. La medaglia del diametro di cinquantatre millimetri ricorda con l’anno dell’edificazione il nome del signore del palazzo. Il diritto rappresenta il busto di un individuo sulla cinquantina, dall’aspetto severo, col capo scoperto, volto a destra, la barba e i capelli crespi, assai corti, vestito d’una toga alla foggia degli antichi romani. Reca all’ingiro la leggenda: CLAVDIVS • MVCIANVS • C • E • E • V • È raffigurata nel rovescio un’impresa per una torre merlata, illuminata dal sole, che manda i suoi raggi col motto: ET • IN • TENEBRIS • M • D • L • X • VII.

  1. “Gli heredi del Conte Ercole Fortezza havevano una raccolta di bellissime medaglie et un rarissimo quadro di Rafaello: li signori Conti Valmarana di S. Lorenzo parimenti molte belle medaglie antiche, fra le quali il Nerone del Porto. „ Girolamo Gualdo, Vicenza Tamisata, Msc., Cl. VI, cod. CXLI, n. 6, nella Marciana.
  2. Magrini, Memorie di Andrea Palladio, pag. 283, nota 89. Padova 1845.