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annotazioni numismatiche italiane 369

Ritengo che questo luigino spetti alla zecca di Fosdinovo, principalmente per il sole che precede la legg. al rovescio, come nel testone del Marchese Pasquale, nei luigini colle armi Malaspina ed in altri colle armi d’Orleans1. Oltre a ciò, altri caratteri ne conferman l’attribuzione; come la divisione in due parti della leggenda del dritto, l’una relativa alla testa, l’altra al fino della moneta, ed il miscuglio nella stessa leggenda di punti, stelle e trifogli. Fatti questi che si verificano, il primo sui luigini col nome della Marchesa e coll’arma d’Orleans: il secondo su molti di questi ed anche di quelli coll’arme Malaspina.

Dato uno scopo molto disonesto, quale era quello dell’enorme guadagno nel commercio dei luigini pel Levante, è curiosissima cosa il vedere, quanto studio mettesse ognuno nel trovar modo di porre in salvo la propria coscienza. Bisognava per questo, convincere se stesso e gli altri, che i gigli col lambello degli Orleans non erano già messi lì per ingannar gli orientali, cioè per far loro ricevere moneta scadente in luogo di buoni luigini Francesi; ma che si improntavano quei segni, solamente per raffigurare delle aquilette, delle alabarde, dei fiori ed altri oggetti. Vedansi infatti alcuni di quelli dei Dona, quelli di Lucca, ed altri anonimi non ben studiati, fra i quali qualcuno di Campi. Ma una moneta come questa, nella quale il simbolismo avesse raggiunto più sublimi altezze, non era ancor venuta alla luce. Lasciando da parte il dritto, la cui testa muliebre dovrebbe essere una Venere poco bella: il rovescio, che avrebbe dovuto darci gli attributi della testa del dritto, vuol rappresentare invece i simboli dell’agricoltura, letti a chiare note nell’arme d’Orleans, E

  1. Zanetti, Nuova raccolta delle monete, etc. Vol. V, Tav. XX ed E. Gnecchi, Appunti di numismatica, etc. in Rivista Italiana, a. IV, p, 137.