Il tesoro di Andros

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Ercole Gnecchi

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Il tesoro di Andros Intestazione 9 ottobre 2011 75% Numismatica

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APPUNTI

DI

NUMISMATICA ITALIANA




II.

IL TESORO DI ANDROS.



Nel mio precedente appunto, descrivendo tre luigini di Campi, ho detto ch’essi provenivano da un ripostiglio di luigini scoperto presso l’isola di Andros. – Avendo fatto indagini in proposito, ho potuto avere una parte di quelle monete e alcune notizie relative al ripostiglio, e stimando che le une e le altre possano avere qualche interesse per gli amatori della numismatica, mi accingo a farle di pubblica ragione. Ecco in qual modo avvenne la scoperta.

Nell’isola di Andros, posta nel mare Egeo1, un’antica tradizione affermava che sul fondo del [p. 130 modifica]mare, in vicinanza delle sue coste, doveva esistere un tesoro, avendo colà, nella seconda metà del secolo XVII, fatto naufragio un bastimento italiano carico di denaro. In varie epoche i pescatori di spugne, tuffandosi nel mare in vicinanza, dell’isola, avevano fatto delle attivissime ricerche per iscoprire la località dell’avvenuto naufragio; ma sempre indarno. — Finalmente nel mese di settembre dell’anno 1889 altri pescatori più fortunati riuscirono a trovare sul fondo del mare, proprio vicino alla costa, alcune casse di legno. Estrattele a gran fatica, ed apertele, le trovarono piene di monete d’argento, tutte agglomerate e ricoperte di un denso strato di ossido. La notizia della scoperta, sparsa in tutta l’isola, non tardò a venire a conoscenza del Governo greco, il quale si affrettò a confiscare il tesoro, secondo le leggi, e gli scopritori ebbero la loro metà.

In quanto all’importanza e al numero di quelle monete, sfortunatamente non possiamo ora che fare delle congetture, giacché tanto il Governo, quanto gli scopritori, vedendo quelle monete di tipo straniero, e non pensando che potessero avere un valore superiore all’intrinseco, fecero fondere il tutto per approfittare dell’argento. Per buona sorte una parte di quel tesoro potè essere sottratta alla distruzione e giunse in Italia, dove fu subito venduta in tre o quattro lotti. Sono tutti luigini contraffatti a quelli di Dombes, parte anonimi e parte col nome o l’indicazione di zecche italiane. — Sono freschissimi di conio; nessuno è bucato, e pare quindi ch’essi provenissero direttamente dalle varie zecche e non abbiano mai avuto corso. Evidentemente era questa una grossa partita di luigini, che qualche agente di principi italiani spediva nel Levante. Appartenendo però essi a varie officine [p. 131 modifica]monetarie, può darsi che gli autori avessero in società un solo agente, che si occupasse di smerciare colà i loro vari prodotti, o che qualche banchiere speculatore li acquistasse direttamente alle singole zecche e li spendesse poi nel Levante per proprio conto. Ciò che intanto possiamo dedurre dall’esame del ripostiglio, si è che molto probabilmente tutti questi luigini, (eccettuato solo quello di Dombes, descritto al n. 1), stante la loro bella conservazione e la loro provenienza, sono stati coniati in officine italiane; di tre o quattro soli di questi non si potrebbe per ora fare alcuna congettura sulla zecca che li produsse; ma non è improbabile che con ulteriori studi e colla scoperta di nuovi documenti si possa in seguito giungere a stabilirla.

Veniamo ora alla descrizione dei vari tipi da me trovati nel ripostiglio. Di tutti i luigini descritti e che possiedo in doppio esemplare, ho fatto eseguire l’assaggio del titolo, per sapere fino a qual punto i contraffattori della moneta di Dombes hanno abusato della pubblica fiducia, e vedremo la differenza che passa fra la moneta di Anna Maria Luisa di Borbone e le sue imitazioni. — Questo assaggio del titolo proverà inoltre che vari luigini anonimi da taluni attribuiti alla stessa principessa di Dombes, non possono appartenerle, tanto la bontà dell’argento si allontana da quella dei luigini che portano il suo nome.

Della maggior parte delle monete descritte io ho potuto esaminare vari esemplari; posso quindi darne una descrizione esatta, notando alcune lettere e simboli sfuggiti alla maggior parte degli autori che descrissero questi luigini, probabilmente avendo sott’occhio un solo esemplare, talvolta anche sconservato. Verrò quindi di mano in mano segnando i luigini inediti o varianti da quelli pubblicati.

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TRÉVOUX.

Anna Maria Luisa di Borbone

principessa di Dombes (1650-93).



1. Pezzo da cinque soldi o dodicesimo di scudo. — (Gr. 1.900-2.100. — Titolo 526).

D/AN • MA • LOV • DE BOVRBON
Mezzo busto di donna a destra.
R/ — • PRINC SOVV • DE DOMBES
Stemma coronato coi tre gigli di Francia, sopra i quali il lambello a tre pendenti. Ai lati dello stemma la data 16-68. Sotto lo stemma • A

Duby Tobiesen. Traité des monnoies des Barons, etc. Tomo I, pag. 143, tav. XLVII, 12.

Questo luigino si può chiamare veramente la moneta prototipo, che servi di modello a tutti gli imitatori italiani e stranieri, per produrre quella sterminata quantità di luigini che inondarono il Levante con danno enorme di quelle popolazioni.

Fu pubblicato anche dal Poey d’Avant, ma colla data 16672, e dal Mantellier3, che lo riporta dal Duby. Quest’ultimo però, nella descrizione e nel disegno, invece dei due gigli, frammezzo alla leggenda del rovescio, ha due rosette. [p. 133 modifica] Quanto alla lettera A, che vediamo all’esergo del rovescio, abbastanza ne discussero in proposito gli autori francesi: Basterà accennare che alcuni di essi, fra cui il Sirand4 e il Fillon5, pretesero che quella lettera indicasse l’officina di Parigi. Il Mantellier, rispondendo al Sirand (Revue Num. 1850, pag. 66), provò con vari argomenti che ciò non poteva essere; e della stessa opinione è il Poey d’Avant6, il quale, in appoggio alle ragioni accennate dal antellier, allega quella della grande gelosia che aveva Luigi XIV per tutte le monete che facessero concorrenza alla sua, aggiungendo ch’egli nonché prestare la sua zecca per la loro coniazione cercava invece ogni mezzo per impedirne la circolazione. Ho toccato quest’argomento, perchè, fra luigini che sto descrivendo, ne troveremo due altri colla lettera A all’esergo.

Riflettendo al basso titolo di questo luigino, ed alla sua diretta provenienza dall’Italia, si è quasi tentati di dubitare, se la moneta sia un genuino prodotto della zecca di Trévoux, o una sfacciata contraffazione di qualche officina italiana. Questa seconda ipotesi però appare meno probabile, quando si osservi attentamente la moneta. Il suo maggior rilievo, la forma dei caratteri e il suo tipo generale, si allontanano visibilmente da quelli degli altri luigini che descriverò, e che sembrano tutti di fabbrica italiana.

Noi sappiamo che il pezzo da cinque soldi di Anna Maria, per poter correre sul mercato allo [p. 134 modifica]stesso prezzo di quelli di Luigi XIV, doveva essere alla bontà di once 11. Vediamo poi che la Repubblica di Genova, in una sua Grida, in data 18 luglio 1667, pubblicata dall’Olivieri nella sua Monografia sulle monete e i sigilli della famiglia Doria7, prescriveva il bando a tutti i luigini ed ottavetti, i quali fossero di minor bontà di 11 once di argento fino per ogni libbra. È quindi ragionevole il supporre che tale dovesse essere, in quell’anno, il titolo della moneta di Dombes, che le officine italiane avevano preso ad imitare.

Ora, come possiamo spiegare il titolo cosi basso del luigino descritto, coll’immagine e la leggenda di Anna Maria Luisa di Borbone ? Poey d'Avant, ed altri, parlando di questi luigini di Dombes, accennano come, mentre da principio la zecca di Trévoux produceva luigini di finissimo argento, coll’andare del tempo, allettata dal facile guadagno, avesse cominciato ad alterarne la lega, imitando cosi i suoi contraffattori. Potrebbe darsi quindi che la principessa di Dombes, visto il grave danno subito da’ suoi luigini nel Levante, in causa della gran quantità di falsificazioni che vi facevano concorrenza, avesse pensato di rifarsene, abbassando il titolo della sua moneta.

I due assaggi, che ho potuto eseguire su tali monete di Dombes, proverebbero la verità di questa asserzione. Possedendo nella mia piccola collezione di monete francesi un luigino di Anna Maria, dell’anno 1665, l’ho volentieri sacrificato per conoscerne il titolo, e l’assaggio mi ha dato 830 millesimi di [p. 135 modifica]fino, ossia la bontà di 10 oncie. Già fin da questo anno dunque la bontà dei luigini era stata sensibilmente alterata. Mi sono poi procurato un luigino identico a quello ora descritto e dello stesso anno 1668, ma non proveniente da questo ripostiglio. L’assaggio mi diede 550 millesimi di fino, ossia poco più di quello ora descritto, che è a 526. Ciò prova chiaramente che la grande Mademoiselle aveva in quell’epoca intrapreso la speculazione già attivata su larga scala dai suoi imitatori.

Vedremo però in seguito che, se Anna Maria volle lucrare sul titolo delle sue monete, ella fu di gran lunga superata da’ suoi imitatori, che non si contentarono di cosi poco. Nessuno dei luigini che sto per descrivere, arriva al titolo di questo; mentre la maggior parte sono di gran lunga inferiori.


TASSAROLO.

Livia Spinola Centurioni (1666).



2. Luigino. — (Gr. 1.800-2.400. — Tit. 316).

D/LIV • MA • PRI • SP • COM • T • SOW • DOM
Mezzo busto di donna a destra.
D/ — * DNS • ADIVTOR • ET • REDEM • MEVS •
Stemma coronato coi tre gigli di Francia, sopra i quali il lambello a tre (o più spesso quattro) pendenti.
Ai lati dello stemma, la data 16-66. All’esergo T • (fra due punti, fra quattro punti o fra due fiori).

Olivieri, Monete e medaglie delle famiglie genovesi, dei Centurioni, dei Doria e degli Spinola. In «Rivista della Num. antica e moderna». Vol. I, pag. 61; tav. II, 2. [p. 136 modifica] Questo luigino, come tanti altri che non portano nome di zecca, fu attribuito ad Anna M. Luisa di Borbone, ma in seguito, dal Chalon8 e dall’Olivieri, nell’articolo succitato, e da altri, rivendicato a Livia Centurioni moglie di Filippo Spinola conte di Tassarolo; attribuzione consolidata dalle ragioni esposte da quei due autori, e ora unanimemente ammessa.



3. Luigino. — (Gr. 1.800-2.000. — Tit 344).

D/LIV • MA • PRI • SP • COM • T • SOW • DOM • Mezzo busto di donna a destra.
R/* DNS • ILLVMINAT • ET • SALVS • MEA • All’esergo • T • Stemma c. s. Ai lati dello stemma 16-66 (inedito).

Per le stesse ragioni accennate pel precedente, questo luigino, che non trovo pubblicato, va attribuito alla zecca di Tassarolo. Il dritto è identico a quello del precedente; nel campo del rovescio vediamo il solito stemma col T all’esergo, marca di zecca. Solo la leggenda del rovescio è variata in DOMINVS • ILLVMINAT(IO) • ET • SALVS • MEA • Questo motto non è nuovo nelle monete di Dombes e nelle sue imitazioni.

Il titolo del luigino ora descritto (344), come quello del precedente (316), segnano una differenza ben più notevole in confronto di quello che doveva avere il luigino di Dombes. Essi raggiungono in media appena le quattro once. [p. 137 modifica]

FOSDINOVO.

M. Maddalena Malaspina Centurioni (1667-69).



4. Luigino. — (Gr. 1.900-2.200. — Tit. 415).

D/* · MARCH · FOSD · BONIT · VNC · QNQ ·
Mezzo busto di donna a destra.
R/ — (Il sole) · INTER · SPINA · CERVLEA · FLORENT ·
Stemma coronato coi tre gigli di Francia, sopra i quali il lambello a tre pendenti. Ai due lati dello stemma la data 16-68 (Variante inedita).


5. Luigino. — (Gr. 1.800-2.300. — Tit. 440).

D/ — Come il precedente.
R/ — (Il Sole) · INTER · SPINAS · CERVLEA · FLORENT
Stemma c. s. Ai suoi lati 16-69. (Variante c. s.).

Poey d’Avant (op. cit., pag. 117, n, 5266), e Mantellier (op. cit., pag. 87, n. 103), pubblicano questo luigino, ma con delle varianti. Né l’uno, né l’altro accennano all’emblema del sole, che si vede chiaramente su questi due luigini di Fosdinovo.

Quest’emblema si trova in altre monete dei Malaspina. Lo vediamo su di un testone di Pasquale Malaspina pubblicato dal Montanari9, sul grosso [p. 138 modifica]di Carlo Agostino Malaspina colla madre, edito dal Remedi10 e sopra varie monetine dei Malaspina battute a Tresana.

L’officina di Fosdinovo è tra quelle che produssero in maggior copia queste imitazioni. Molte di esse portano distintamente il nome di Maria Maddalena Malaspina; altre, come i due luigini sopradescritti, non hanno che l’indicazione MARC o MARCH • FOSD. e la leggenda del rovescio allusiva alla famiglia Malaspina.


IMITAZIONI ANONIME (1666).



6. Luigino. — (Gr. 1,600-2.000, — Tit. 322).

D/• HEC • EST • VIRTVTIS • IMAG
Mezzo busto di donna a destra. Sotto il busto un punto.
R/ - • PER • TOTAM • ASIAM • CVRRENS •
Stemma coi tre gigli di Francia, sormontato dalla corona fiorita. Sopra i gigli il lambello a quattro pendenti. Ai lati dello stemma 16-66 (inedito).

Varianti: a) due rosette in principio alla leggenda del rovescio.

b) un trifoglio in principio alla leggenda del rovescio.
c) nel rovescio, le parole della leggenda sono frammezzate da trifogli.

Ho già detto, parlando dei luigini di Campi, che i falsificatori della moneta di Dombes, spacciando la loro merce nel Levante, si divertivano talvolta a far pompa di questa bricconeria, confermandola [p. 139 modifica]sulle loro monete con qualche motto allusivo. Questo luigino, che io non trovo riportato in nessuna delle opere da me consultate11, ne è una nuova prova. La leggenda PER TOTAM ASIAM CVRRENS è una vera canzonatura per quelle popolazioni orientali, le quali accettavano per moneta di Dombes un luigino di titolo molto più basso.

Tenuto conto, come già dissi, della molto probabile origine italiana di tutte queste contraffazioni, a quale officina potremo assegnare questo luigino?

Io inclinerei a ritenerne autore Pasquale Malaspina marchese di Fosdinovo, e ciò per la grande analogia che trovo fra questo luigino e l’altro colla leggenda HANC • ASIA • MERCEM • QVERIT, il quale, messo fra gli incerti dal Poey d’Avant12 e da altri, è oggi comunemente attribuito a Fosdinovo per il motto LILIA • SPINAS • QVIS • DICET, che, come l’altro INTER • SPINAS • CERVLEA . FLORENT, allude alla famiglia Malaspina.

7. Luigino. — (Gr. 1.700-2.300. — Tit 346).

D/* HEC • EST • VIRTVTIS • IMAGO •
Mezzo busto di donna a d. Sotto il busto un punto.
R/• DEVS • MEVS • • ET • OMNIA •
Stemma c. s., col lambello a quattro pendenti. Sopra [p. 140 modifica]
lo stemma, corona fiorita. Ai lati dello stemma la data 16-66. All’esergo un giglio.
Varietà: All’esergo del rovescio, una rosa (invece del giglio).
Poey d’Avant, Op. cit., pag. 113, n. 5238.

Mantellier pubblica lo stesso luigino, ma colla data 1668.

8. Luigino. — (Gr. 1.700.2.200. — Tit. 211).

D/ — Come il precedente, ma senza i punti che dividono le parole.
R/• * BONITATIS • VNC • QVINQVE * •
Stemma coi tre gigli di Francia, e il lambello a quattro pendenti. Sopra lo stemma, corona fiorita. Ai lati dello stemma 16-66 (inedito).

Trovo le due leggende spesso ripetute su vari luigini: ma non le trovo riunite su di una sola moneta.

Nelle imitazioni ora descritte, vedemmo che il titolo dell’argento è di molto inferiore a quello del vero luigino di Dombes. In questo poi, il titolo (211) è il più basso di quanti io ho fatto assaggiare. La frode è tanto più biasimevole e scandalosa, in quanto che si ardiva stampare sul rovescio che il luigino è alla bontà di cinque oncie mentre nel fatto non è che di oncie due e mezza.


IMITAZIONI ANONIME (1668).


9. Luigino. — (Gr. 2.600).

D/GRATIOR • IN • PVL • VIRTVS •
Mezzo busto di donna a destra.
R/• BONITAT • VNCIARVM QVINQ •
Stemma coi tre gigli di Francia, sopra i quali il lambello a tre pendenti. Sopra lo stemma, corona fiorita.
Ai lati dello stemma 16-68 (inedito). [p. 141 modifica]

Tre cose notevoli riscontro in questo luigino, di cui sgraziatamente non possiedo che un solo esemplare. Anzitutto il peso (gr. 2.600), superiore al peso massimo verificato negli altri luigini; poi il conio piuttosto rozzo e più grossolano di tutti quelli che mi passarono sott’occhio; infine, le due sigle poste in fine alla leggenda del rovescio le quali, se sono arabe, lette a rovescio, pare vogliano indicare il valore della moneta in oncie sei.

Ma perchè sei e non cinque, come sta scritto in tutte lettere nella medesima leggenda? Per ispiegare questa anomalia, non potrei pensare che a qualcuno dei soliti inganni escogitati dai fabbricatori di questi luigini pel Levante. Essi avrebbero segnato sulla moneta il vero suo valore in latino ad uso degli occidentali, e avrebbero poi indicato un valore superiore ad uso degli orientali, ai quali era realmente destinata la moneta. Questa, del resto, è una semplice ipotesi, e sarò ben grato a quei numismatici, eruditi o filologi, che occupandosi di queste sigle, ne dessero una interpretazione sicura e definitiva.

Quanto all’origine di questo luigino, io lo crederei coniato alla famiglia Doria nella sua zecca di Loano. Troviamo nei documenti pubblicati dall’Olivieri nella sua Monografia sulle Monete della famiglia Doria13 che la contessa Violante Lomellini, moglie di Giov. Andrea III Doria, concedeva al suo zecchiere Onorato Blauet, in data 17 dicembre 1666, di poter battere luigini al solito tipo, colla leggenda nel diritto: GRATIOR • IN • PVLCHRO • VIRTVS • È ben vero che pel rovescio si fissava l’altra leggenda: SANCTAE • SIT • TRIADI • LAVS, ma si aggiungeva [p. 142 modifica]che queste prescrizioni dovessero durare a beneplacito di chi accordava la zecca, e può darsi che in seguito si sia mutata la leggenda del rovescio ad imitazione dei luigini di Fosdinovo e di altri, che avevano adottato di segnare nel rovescio la bontà della moneta.

10. Luigino. — (Gr. 1.600-2.000. - Tit. 470).

D/DE • PROCVL • PRÆTIVM • EIVS
Mezzo busto di donna a destra.
R/ – • TRAHIT • SVA • QVEMQVE • VOLVPTAS
Stemma c. s. col lambello a tre pendenti. Sopra lo stemma, corona fiorita. Ai lati dello stemma 16-68.
All’esergo A.
(Poey d'Avant Pag. 114, n. 5247).

Questo luigino, per ora di incerta attribuzione, (a meno che, come vuole taluno, l’A posto all’esergo non voglia indicare la zecca d’Arquata), è quello che all’assaggio dà il titolo migliore.

11 Luigino. — (Gr. 1.900-2.100. — Tit. 406).

D/PVLCRA • VIRTVTIS • IMAGO
Mezzo busto di donna a destra.
R/* BONITATIS • VNCIARVM • QVINQVE
Stemma c. s. col lambello a tre pendenti. Sopra lo stemma, corona fiorita. Ai lati dello stemma 16-68.

Kunz, Il Museo Bottacin annesso alla Civica Biblioteca e Museo di Padova, in «Periodico di Num. e Sfrag.». Vol. III, pag. 275, tav. XI, n. 8.

Kunz attribuisce questo luigino alla zecca di Fosdinovo, cosi pure il Montanari14, senza darne alcuna ragione. Io sono della stessa opinione, e lo [p. 143 modifica]arguisco dalla leggenda del rovescio BONITATIS • VNCIARVM • QVINQVE, che vedo ripetuta sulla maggior parte dei luigini che portano il nome di quella zecca; e per la stessa ragione attribuirei a Fosdinovo anche il luigino che descriverò al numero seguente.

Una cosa degna di osservazione in questo luigino e nel seguente è la fisionomia della donna ivi effigiata. Mentre gli autori di tutti i luigini qui descritti hanno evidentemente tentato di ritrarre nel modo più perfetto le fattezze del loro prototipo, Anna Maria di Borbone, e vi sono quasi sempre riusciti, tanta è la somiglianza di queste teste con quella che vediamo sulle monete genuine della principessa francese; questi due luigini invece offrono assai bene disegnata una testa di lineamenti affatto diversi. Si direbbe anzi che, mentre tutti gli altri tentarono di perfezionare il loro tipo, facendone quasi una figura ideale, la figura disegnata su questi due, molto meno bella, ha tutta l’aria di un ritratto.


IMITAZIONI ANONIME (1669).


12. Luigino. — (Gr. 2.000-2.200. — Tit. 406).

D/PVLCRA • VIRTVTIS • IMAGO •
Mezzo busto di donna a destra.
R/• BONIT • VNCIARVM • QVINQVE •
Stemma di Francia, col lambello a tre pendenti. Sopra lo stemma, corona fiorita. Ai lati dello stemma la data 16-69 (inedito).

Questo luigino sarebbe in tutto simile a quello descritto nel Catalogo della Collezione Remedi (p. 162, [p. 144 modifica]n. 1427), se non vi fossero quelle due sigle, in fine della leggenda del rovescio, sigle che abbiamo già vedute sul luigino descritto al. n. 9.

13. Luigino. — (Gr. 2.00O-2.300. — Tit 348).

D/PVLCHRIOR • ETSI • NON • PRIMA
Mezzo busto di donna a destra.
R/* DNS • DIRIGAT • ET • PROTEGAT
Stemma di Francia coronato e col lambello a tre pendenti. Ai lati dello stemma 16-68. All’esergo • A •15.

Chalon R, Curiosités numismatiques, in Rev. belge, 1863, Pag. 31115.

14. Luigino. — (Gr. 2.000-2.200).

Come il precedente, ma coll’anno 16-69.

Olivieri, Un luigino inedito della zecca di Arqnata in Liguria, in «Riv. Num. antica e moderna». Vol. I, pag. 190; tav. III, n. 10.

L’Olivieri attribuisce questo luigino alla zecca di Arquata, basandosi sulla lettera A, che sta all’esergo del rovescio, e su di un documento contemporaneo, da lui pubblicato sulla stessa Rivista di Num. antica e moderna16, in cui è detto che nell’officina di Arquata si fabbricavano luigini e che uno dei motti da inscrivervisi era il seguente: PVLCHRIOR • SED • NON • PRIMA •, motto che, quantunque un po’ variante, corrisponde precisamente al senso di quello che vediamo su quel luigino. Per ora dunque, fino a prova in contrario, possiamo mantenere questi due luigini alla zecca di Arquata.

[p. 145 modifica]

15. Luigino. — (Gr. 1.900).

D/HAEC • EST • PVLCR • VIRT • IMAG •
Mezzo busto di donna a destra.
R/• DOM • ADIVTOR • ET • REDEMTOR • MEVS •
Stemma di Francia, col lambello a quattro pendenti.
Sopra lo stemma corona fiorita. Ai lati dello stemma 16-69 (inedito).


Tutti questi luigini, come abbiamo veduto, sono perfette imitazioni di quelli di Anna Maria Luisa principessa di Dombes (1650-93), coniati nell’officina di Trévoux. Queste monete, chiamate pezzi da cinque soldi, o dodicesimi di scudo, si coniarono in quella officina dal 1659 fin verso il 1669. Ben poche di queste si diffondevano in Francia, mentre la maggior parte erano mandate direttamente nei porti del Levante, dove quelle monete godevano il massimo favore. La fabbricazione di quei luigini fu così considerevole, che le rendite annuali dell’officina di Trévoux sorpassavano nei primi anni le lire centomila17.

Com’era naturale però, la fama e la fortuna di quelle monete fece nascere in pochi anni una quantità di falsificazioni pure destinate al Levante. Quelle monete furono copiate in Francia, in Germania e specialmente in Italia. — Qui le imitarono gli Spinola a Tassatolo e ad Arquata, i Doria a Loano e a Torriglia, i Malaspina a Fosdinovo, i Centurioni a Campi e nelle varie officine di quella giurisdizione, gli intraprenditori della zecca di Lucca18, e fors’anco [p. 146 modifica]degli altri, non essendo possibile per ora conoscere gli autori di tutti i luigini di questo tipo, che non hanno alcuna speciale indicazione. Fatto sta che una enorme quantità di questi luigini, portanti l’effigie di Mademoiselle de Montpensier, con leggende press’a poco simili o con motti svariati, di bontà molto diversa uno dall’altro, avevano, specialmente negli anni dal 1666 al 1669, invaso il commercio monetario ed erano spediti a migliaia negli scali del Levante.

Tutte queste monete di pessima lega, che correvano sul mercato confuse con quelle di titolo eccellente, coniate a Trévoux, portarono in breve anche su queste ultime il discredito, cagionando ad Anna Maria Luisa un considerevole danno. Questa ricorse al re Luigi XIV, chiedendo che si provvedesse ad impedire tante falsificazioni: ma invano; gli imitatori continuarono a riprodurre in gran copia questi luigini, talché, dopo pochi anni, l’officina di Trévoux fu costretta a cambiare il tipo delle sue monete19, essendo ormai impossibile di far accettare i suoi luigini se non ad un prezzo molto basso.

In Oriente queste monete si accettavano da principio pel valore di dieci soldi, dopo qualche tempo le vediamo diminuite a soldi sette e mezzo. In seguito, scoperte le falsificazioni, non si accettarono che i luigini di vero conio francese, ma questi pure non si calcolavano che cinque soldi; e non si volevano che monete di buona lega. Siccome però queste avevano un valore intrinseco superiore al loro corso, si dovette per forza cessare dallo spedirle nel Levante20.



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BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA

DEI

LUIGINI ITALIANI


CONTRAFFATTI A QUELLI DI DOMBES21


Agujari, Catalogo delle monete greche e romane e di zecche italiane componenti la Coll. del Cav. A. Agujari di Trieste. Milano, 1885, in-8. Pag. 44, n. 314. (Fosdinovo). Pag. 137, n. 1059-1060. (Torriglia).

Ambrosoli Solone, Zecche italiane rappresentate nella sua raccolta numismatica. Como, 1881, in-4, pag. 21-22; tav. III-IV, n. 3, 4, 6. (Loano, Tassarolo, Fosdinovo).

Ancona, Catalogo delle monete romane e delle zecche italiane componenti la Coll. del Sig. A. Ancona. Milano, 1884, in-8. Pag. 266, n. 3000. (Fosdinovo). Pag. 824, n. 8604. (Torriglia).

Borelli, Editti antichi e nuovi dei sovrani principi della real Casa di Savoia, delle loro tutrici e de’ magistrati di qua dai monti. Torino, 1681, in fol, pag. 871, n. 4. (Arquata).

Chalon Renier, Mélanges. «Rev. de la Num. belge», 1864, pagine 143-144. (Loano).

— — Curiosités numismatiques. «Rev. de la Num. belge», 1863, pag. 306-311. (Tassarolo, Fosdinovo, Lucca, Arquata?)

[p. 148 modifica]

Fillon B., Collection Jean Rousseau. — Monnaies féodales françaises. Paris, 1860, in-8, pag. 92-93. (Anonime).

Franchini, Catalogo delle monete antiche componenti la collezione del fu signor Franchini di Genova. Roma, 1879, in 8, pag. 188, n. 2290. (Torriglia).

Gnecchi Ercole, Tre luigini inediti di Campi, «Riv, ital. di num.», 1890, pag. 538-542.

Hess, Verzeichniss von Münzen un Medaillen. Frankfurt a M., 1890-91. Pag. 143 n. 3557. — (Fosdinovo). Pag. 158, n. 3952, (Tassarolo).

Kunz Carlo, Il Museo Bottacin annesso alla civica Biblioteca e Museo di Padova, «Period. di num. e sfrag.», Vol. I, pagina 133-135. (Loano, Torriglia, Arquata). - Vol. III. pag. 274-275. (Torriglia, Tassarolo, Fosdinovo).

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* Mantellier P., Notice sur la monnaie de Trévoux et de Dombes. Paris, 1844, in-8. (Tassarolo, Fosdinovo, Loano, Anonime).

* Massagli Domenico, L’origine, lo scopo e le vicende del luigino coniato dalla zecca di Lucca nella seconda metà del XVII secolo. Lucca, 1876, in-8, con una tavola.

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* Olivieri Agostino, Monete, medaglie e sigilli dei principi Doria che serbansi nella biblioteca della Regia Università ed in altre collezioni di Genova. Ivi, 1858, in-8.

* — – Monete e medaglie degli Spinola di Tassarolo, Arquata, Ronco, Roccaforte e Vergagni che serbansi nella R. Università ed in altre collezioni di Genova. Ivi, 1860, in-8.

* — – Monete e medaglie delle famiglie genovesi dei Centurioni, dei Doria e degli Spinola, di recente scoperte, «Riv. della num. antica e moderna», 1865, vol. I, pag. 68-65; tav. Il, n. 8. (Luigino attribuito a Campi).

[p. 149 modifica]

 * — — Un luigino inedito della zecca di Arquata in Liguria: «Riv. della num. antica e moderna», vol. I, pag. 190; tav. III, n. 10.

Pasi, Catalogo delle monete romane e italiane componenti la Coll. del Sig. A. Pasi di Ferrara. Firenze, 1889, in-8. Pag. 144, n. 2095. (Fosdinovo). Pag. 220, n. 3152. (Tassarolo). Pag. 221, n. 3163. (Torriglia).

Poey d’Avant F., Description des monnaies seigneuriales françaises. Fontenay-Vendée, 1853, in-4. Pag. 291, n. 1382. (Anonime) — N. 1383, tav. XIX, 10. (Fosdinovo).

 * — — Monnaies féodales de France. Paris, 1858-62, in-4. vol. III, pag. 110-117. (Tassarolo, Loano, Fosdinovo, Anonime).

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Sforza Giovanni, Sulle zecche di Tresana e di Fosdinovo. «Memorie dell’Accademia di Lucca», tomo XXV, 1889.

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Note

  1. L’isola di Andros è la più settentrionale delle isole Cicladi (nell’Arcipelago Greco), separata da Negroponte dallo stretto di Silota o Canal d’oro. Ha circa 20.000 abitanti.
  2. Poey d’Avant F., Monnaies féodales de France. Paris, 1858-62. Tre vol. in-4. Vol. III, pag. 109, n. 5229.
  3. Mantellier P., Notice sur la monnaie de Trévoux et de Dombes. Paris, 1844, in-8, pag. 79.
  4. Sirand A. M. Alex., Monnaies inédites de Dambes. Bourg-en-Bresse, 1848, in-8, pag. 67.
  5. Fillon B., Collection Jean Roueseau. — Monnaies féodales françaises, Paris, 1860, in-8, pag. 92.
  6. Poey d'Avant, Op, cit, Vol. III, pag. 111.
  7. Olivieri A., Monete, medaglie e sigilli dei principi Doria, che serbansi nella biblioteca della Regia Università ed in altre collezioni di Genova. Ivi, 1858, in-8, pag. 80.
  8. Chalon R., Curiosités numismatiques, in «Revue de la num. belge», 1868, pag. 306-308
  9. Montanari Prospero, Nozze Malaspina-Giacobazzi. Reggio Emilia, 1887, in-4, pag. 22, n. 27; tav. II, 10.
  10. Remedi Angelo, Una moneta inedita di Fosdinovo in «Bull. di numismatica italiana» , Anno IV, pag. 32; tav. II, 6.
  11. Quest’articoletto era già licenziato per la stampa, quando mi giunse il fascicolo di Gennaio del nuovo Bulletin de numismatique edito da Raymond Serrure e C. di Parigi. Esso contiene un Catalogo di monete reali e feudali in vendita a prezzi segnati. Fra di esse (pag. 18 e 19) trovo alcuni di questi laigini, provenienti dallo stesso ripostiglio, e precisamente quello ora descritto al n. 6, ed altri quattro corrispondenti ai miei numeri 3, 6, 10 e 11. Qualche altro ne trovai su due Cataloghi, dell’Hess di Francoforte, e del Weyl di Berlino, (vedi la piccola bibliografia aggiunta). Le monete però vi sono descritte in modo sommario, e senza disegni.
  12. Poey d’Avant, Description des monnaies seigneuriales françaises. Fontenay-Vendée, 1858, in-4, pag. 291, n. 1383; tav. XIX, n. 10.
  13. Olivieri A., Monete, medaglie e sigilli dei principi Doria, ecc. pagina 66.
  14. Montanari P., Op. cit., pag. 25, n. 89-, tav. II, n. 18.
  15. 15,0 15,1 Pongo questo luigino fra gli Anonimi del 1669, essendo in tutto simile a quello che segue, e che è appunto del 1669.
  16. Vol. I, pag. 66.
  17. Mantellier, Op. cit, pag. 80.
  18. Vedi Massagli, L’origine, lo scopo e le vicende del luigino coniato dalla zecca di Lucca nella seconda metà del XVII secolo. Lucca 1876, in-8.
  19. Manttellier, Op. oit, pag. 90.
  20. Poey D'Avant, Op. cit pag. 111.
  21. Moltissime opere parlano di luigini italiani fatti ad imitazione di quelli di Dombes. Nella piccola nota che offro, io ho compreso solamente quelle che trattano di luigini italiani o probabilmente tali che, come quelli ora descritti, imitano esattamente il tipo più comune del luigino di Anna Maria Luisa di Borbone, col busto di donna nel dritto, e lo stemma di Francia nel rovescio. Aggiungo alla nota un certo numero di Cataloghi di vendita, alcuni perchè comprendono una certa serie di questi luigini, altri perchè contengono delle varietà inedite. — Segno con un asterisco le opere e gli articoli più importanti.