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della porta di Giano bifronte. Che se durante le dominazioni dei re Goti, Franchi e Longobardi ne rimangono interrotte le memorie dei Mandelli, risorgono queste più sicure e continue dopo i privilegi ad essi accordati da Ottone, e dagli imperatori Enrico IV, Federico I, Carlo V, Rodolfo II, confermati1.

Grande fu il numero degli uomini distinti usciti di questa famiglia, e molti ne ricorda la storia fra i più famosi nelle armi e nella politica. Ma poichè più che le arti guerresche e diplomatiche noi ammiriamo quelle della pace, godiamo ricordare Rubaconte II Mandelli, il quale, essendo pretore di Firenze nel 1236, pose la prima pietra del ponte che già da lui prese il nome, ed ora è meglio conosciuto con quello di Ponte alle Grazie costrutto sul disegno dell’architetto Lapo, e Giovanni Mandelli, governatore di Pavia nel 1351, al quale quella città deve la costruzione del ponte sul Ticino, come attestano l’iscrizione e l’arme Mandella che tuttora lo adomano.

Fra i monumenti che ricorderanno ai lontani questa nobile Casa accenneremo ancora al palazzo che ne porta il nome nella città di Piacenza, mole sontuosa come poche, sebbene non scevra dai vizii architettonici dell’epoca in cui fu innalzata.

Oltre al feudo del borgo di Maccagno furono ai Mandelli da varii dominatori concessi quelli del borgo di Mandello e delle terre e castelli di Fornovo, Mozzanica. Villanterio, Gudo, Atebiago, Pioverà, Rivellino, Piceto, Pavone, e di altre ville annesse a queste terre e castelli.

Scrissero di questa dinastia Morigia2, Gandolfini3, Crescenzi4, Vagliano5, Tettoni e Saladini6, ed altri.


  1. Morigia, loc. cit.
  2. Oltre nell’opera già citata, nella Storia di Milano. Milano, 1592, e nella Nobiltà di Milano. Milano 1595.
  3. Compendio dell’origine antichità et dignità dell’illustrissima casa Mandelli. Milano, 1614.
  4. Corona della nobiltà d’Italia, ovvero Compendio dell’istorie delle famiglie illustri, Bologna 1639-42.
  5. Le rive del Verbano. Milano 1710.
  6. Teatro Araldico, Lodi, 1841-48.