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breve distanza di tempo un sistema monetario da poco introdotto di pianta.

Lo Zanetti1 argomenta come verosimile che il denaro bolognese di quel tempo equivalesse a 1/3 dell’imperiale perchè non dovendo esso, secondo il diploma, essere uguale al denaro imperiale, non poteva nemmeno rappresentarne la metà per non assomigliarsi ai mezzani né il quarto per non confondersi colle medaglie (vere monete di cui non si hanno notizie e i mezzani i denari nuovi di Milano)2. Ne sarebbe venuto di conseguenza che equivalessero a un terzo degli imperiali.

Del 1200, 14 maggio, abbiamo un atto importante per la tecnologia numismatica, con cui i consoli dei mercanti e dei cambiatori ricevono dai loro antecessori in ufficio gli utensili della zecca3. Riportiamo più avanti il documento con note illustrative ed osserviamo intanto che vi si rileva che i primi ad assumere l’officina monetaria bolognese furono, (come più tardi presso la repubblica fiorentina) le arti dei mercanti e dei cambiatori, le più consigliate infatti per dirigere un ramo così geloso della pubblica amministrazione. Il locale della zecca era in quel tempo in una casa privata dei figli di certo Scannabecco e la stima degli oggetti della zecca, fin d’allora molto ben provvista, fu fatta a denari imperiali, sopra un’estimazione anteriore.

Sei anni dopo, con patto datato del 1° febbraio, fra Bologna e Ferrara, i deputati ferraresi giuravano a nome della loro città di far osservare per un decennio i capitoli allora fissati: cioè che la moneta

  1. Biblioteca Comunale di Bologna. Ms. 8384, v. bibliografia.
  2. Sulle monete di Milano v. l’opera dei sigg. Gnecchi Francesco ed Ercole, Le monete di Milano da Carlo Magno a Vittorio Emanuele. Milano, Dumolard, 1884.
  3. V. doc. II.