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certo, che né l’una, né l’altra di queste considerazioni può convenire a Teoderico.

2) Princeps juvante Salvatore. Spiegazione per sé plausibile. Forse però l’ariano Teoderico avrebbe preferito la forma juvante domino alla forma juvante Salvatore, che direi più bizantina; e ciò tanto più trattandosi di epoca, in cui egli voleva come contrap- porsi in Italia alla Corte di Costantinopoli, ed alquanto tesi erano i rapporti dei due Sovrani nel 500, anno, a cui pare si debba far risalire il medaglione in discorso1.

3) Princeps inclyta stirpe. Interpretazione buona, ove si consideri che Teoderico si vantava di scendere dagli Amali, nobilissimi fra i Goti, e stavagli a cuore di farlo comprendere ai Romani, che naturalmente lo consideravano come re barbaro. Forse però si potrebbe pure osservare, che il re Ostrogoto al principio del suo regno e per molti anni appresso cercò in tutti i modi di cattivarsi l’affetto degli italiani, evitando con molta prudenza quanto potesse urtare la suscettibilità nazionale, dirò così, dei Romani.

Osserverei poi da ultimo, che volendo unire l’aggettivo PIVS al sostantivo PRINC(eps), nelle tre suaccennate ipotesi le lettere I S, interpretate come sopra, sarebbero forse un po’ a disagio.

4) Vengo da ultimo alla spiegazione: Pius princeps imperator salutatus, che io adotterei volentieri.

Comincio col far mio l’argomento dello Stückelberg in favore di questa interpretazione, che cioè lo stesso Teoderico nelle sue lettere parla dell’imperium nostrum, come se si trattasse dell’imperium di uno dei suoi predecessori Romani. E se fin dai tempi repubblicani troviamo sulle monete di Sesto Pompeo

  1. F. Gnecchi, Medaglione d’oro di Teod. re, pag. 163 in Riv. it. di Num. 1895, fasc. II.