Pagina:Roma sotterranea cristiana.djvu/15

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8 la roma sotterranea cristiana

Non può nascondersi peraltro che cotesta varietà di date portava naturalmente una nuova difficoltà: furono per avventura, come le date, due le martiri omonime? Lo credè il Fiorentini: ma al dottissimo de Rossi non rimane difficile conciliare i due giorni 10 od 11, e 6 di febbraio con la identità della martire Sotere della via Appia. Prova infatti (cap. III) che, se la iscrizione del 401 dice: natale Domnes Sitiretis tertium idus Feb., e poco di poi il messale Gelasiano lo anticipa al giorno precedente, ai 10 di febbraio, cotesto natale fu del dì della nascita non del martirio. E in verità, tutt’i più antichi codici martirologici, segnatamente i maggiori Geronimiani, mettono: viii id. feb. Via Appia. passio Soteris ec. Sarebbe però grande sbaglio, avverte con accortezza il ch. Autore, se si volesse credere esser la medesima Sotere, che nel martirologio di Adone è ricordata ai 12 di maggio.

Il felice discuoprimento fatto dall’infaticabile nostro A. del prezioso Codice di Berna, scioglie omai l’intricatissimo nodo intorno all’esistenza di una o più martiri romane conosciute sotto il nome di Sotere. Chiaro infatti per codesto Codice apparisce che tre furono le omonime martiri: una, di cui il Codice ci lascia all’oscuro rispetto all’età in cui visse, e alle sue condizioni, ricordandola semplicemente in gruppo con altri martiri sulla via Lavicana: una seconda vergine Sotere, presso la via Aurelia, la quale patì insieme a s. Pancrazio il martirio; ed una terza che (dice) ebbe cimitero proprio presso la via Appia, non che culto e feste anniversarie sì nel giorno del suo nascimento, 10, (poi 11) di febbraio, come del suo martirio ai 6. Ed ecco la vergine martire romana, la s. Sotere martirizzata nell’an. 304, di cui l’A. ragiona.

Ma chi era questa Sotere, quali le sue condizioni, la sua parentela?

Che ella fosse di nobilissima famiglia romana e d’ordine consolare, non che congiunta in parentela al grande vescovo di Milano s. Ambrogio, non è più a dubitare. Ma da qual famiglia romana traessero origine e la nostra Martire e il grande Ambrogio, fu tenuta fin qua cosa oscurissima e incerta a sapere. Ma oggi non lo è più, grazie alla dottrina ed erudizione del nostro Autore. Egli richiama qui (cap. IV) alla memoria quanto scrisse, e largamente, intorno a questo argomento nel suo Bullettino di Arch. crist.1, ove mostrò con quella solida erudizione tutta sua propria, come Ambrogio e il fratel suo Sotiro, discendessero, pare per linea materna, dalla Gente Aurelia. Quindi di cotesta

  1. An. 1864, p. 76, e an. 1865, p. 15.