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IL RE ENRICO VIII - ATTO QUINTO 375

crederà, milord, che m’avreste addirizzata una supplica per chiedere al vostro sovrano di assumersi la cura dì confrontare dinanzi a lui, voi e i vostri accusatori, e di prendere egli stesso cognizione del vostro processo, senza altri vincoli.

Cran. Temuto sovrano, l’appoggio sul quale io confido, è la mia lealtà, la mia probità. Se esse dovessero soccombere, io stesso mi rallegrerei coi miei nemici del trionfo delle leggi sopra di me, di coi non fìurei più alcun caso quando si fosse giunto a spogliarmi di tali virtù. — Non temo nulla di quello che mi si può apporre.

Enr. Non sapete dunque qual’è la vostra situazione nel mondo? I vostrì nemici son molti, e non son persone di poco conto; le loro trame segrete debbono essere in ragione della loro forza; e la giustizia e la verità d’una buona causa non ottengono sempre favore. Con quale facilità quelle anime corrotte non possono esse procacciarsi alcuni scellerati che falsamente depongano contro di voi? Simili esempi si son visti molte volte. Voi dovete lottare contro avversarii potenti; e contro la malizia unita a una forza terribile. Credete dunque che potrete essere più avventuroso rispetto a’ testimoni, che nol fosse il vostro divino Maestro, di cui siete il ministro, allorchè egli viveva in questa sciagurata terra? Oh! voi mutate un precipizio orrendo in un passaggio senza pericoli, e correte alla vostra ruina.

Cran. Dio e Vostra Maestà proteggano dunque la mia innocenza, resterò preso al laccio che mi fa preparato.

Enr. Siate fidevole: essi non si estenderanno nelle loro persecuzioni contro di voi, che fin dove permetterò che si stendano. Riprendete il vostro coraggio, e pensate a comparire dimani innanzi ad essi. Se avviene nell’imputazione che vi apparecchiano, che conchiudano col volervi imprigionare, non mancate di far valere tutti i vostri argomenti, i più forti che trovar potrete, e parlate con tutta la veemenza che l’occasione v’ispirerà. Se le vostre rimostranze rimarranno senza effetto, date loro quest’anello, e appellatevi a noi in loro presenza. — (Cranmer s’intenerisce) Quest’uomo dabbene piange! Egli è onesto, sull’anima mia. Beata Vergine! giuro che è fedele, e che non v’è uomo più integro in tutto mio regno. — Fate quanto vi ho detto. — Ei non ha forza di rispondere: le lagrime gli tolgono la voce.

(Cran. esce; entra una vecchia Dama, un Gentiluomo dal di dentro la chiama)

Gent. Tornate indietro: che volete?

Dam. Non ritornerò: le notizie che reco convertiranno la mia