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378 IL RE ENRICO VIII

le migliori lezioni, voi pure traviaste, offendendo il re e le leggi, riempiendo il regno delle vostre dottrine, spargendo insieme coi vostri vicarii opinioni nuove, eterodosse e pericolose, che non essendo ammendate potrebbero riescire di gran danno.

Gar. La qual riforma deve compiersi senza indugi, miei nobili lórdi. Perocchè coloro che domano un cavallo focoso non lo addolciscono guidandolo per mano, ma frenandolo con morso invincibile, e pungendolo con lo sperone finchè obbedisca. Se noi soffriamo colla nostra mollezza, e per una puerile pietà per l’onore di un sol uomo, che questo male contagioso si estenda, perduti andranno tutti i rimedi dell’arte: e quali ne saranno le conseguenze? Guerre civili, sollevamenti, e l’infezione generale del regno; come si vide non ha molto presso i nostri vicini nell’alta Alemagna con loro danno gravissimo; cosicchè la ricordanza dei loro mali ci trae ancora lagrime di compassione.

Cran. Miei onorevoli lórdi: fin qui, durante tutto il corso della mia vita e de’ miei uffici, mi sono industriato ed ho fatto tutti gli sforzi perchè la mia dottrina e l’efficacia della mia autorità potessero andar del pari e seguire una strada uniforme e sicura: il mio intento è sempre stato di fare il bene; e non vi è uomo vivo (lo dico con cuor sincero, miei lórdi) che abborra più di me dall’interno della sua coscienza e nell’amministrazione della sua carica, i perturbatori della pace pubblica, o che si sia più costantemente opposto ad essi. Prego il Cielo che il re non trovi mai minore obbedienza o fedeltà in alcun altro cuore. Gli uomini che si nutrono d’invidia e si piacciono negli intrighi della malizia, osano imprimere il dente della loro perfidia sopra quanto v’è di più virtuoso. Io chieggo una grazia alle signorie vostre: è, che in questa causa i miei accusatori, quali che si siano, mi vengano prodotti dinanzi per profferire la loro accusa contro di me.

Suff. No, milord, questo non può farsi. Voi siete membro del Consiglio, e con tale dignità niuno ardirebbe accusarvi.

Gar. Signore, dovendo esaminare cosa di maggiore importanza, saremo solleciti con voi. È intenzione di Sua Maestà, e nostro parere unanime, che siate condotto alla Torre perchè il vostro processo venga meglio studiato. Là, ritornando uomo privato, vedrete che molti ardiranno accusarvi di colpe di cui assai temo non vi possiate giustificare.

Gran. Ah milord di Winchester, vi ringrazio: voi foste sempre un degno amico per me. Se la vostra sentenza è sancita, troverò in voi il mio giudice e il mio accusatore: tanto siete sensibile e compassionevole! Veggo il vostro intento; cioè la mia