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254 LA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCHI

stava ognora scolpita nel cuore. Come avviene dunque ora che tu ti sia tanto mutato? Come ti sei così diviso da me? Ah! non abbandonarmi, perchè, sii certo che ti sarebbe più facile il lasciar cadere una goccia d’acqua nell’Oceano, e il ritramela pura ed intatta, che il separarti da me, senza rapirmi la vita. Oh quanto il tuo cuore gemerebbe, se tu udissi soltanto dire ch’io fossi infedele, e che questo corpo che t’è consacrato, contaminato fosse da impure voluttà! Non mi opprimeresti tu allora col tuo disprezzo, non mi schiaccieresti sotto i tuoi piedi, non faresti valere il nome di marito, non strapperesti l’anello nuziale dalla mia perfida mano, operando un eterno divorzio con me? Io so che tu lo puoi: ebbene, fallo dunque fin d’ora, perchè io sono lorda d’una macchia adultera, il mio sangne è corrotto, avvegnachè se noi non formiamo che un solo essere, e che tu mi sia infedele, io partecipo al veleno che scorre per le tue vene, e divengo disonorata per contagio del tuo delitto. Che se tu mantieni il tuo giuramento e fedele rimani al tuo letto legittimo, allora solo io vivo senza macchia, e tu senza disonore.

Ant. È egli a me che s’indirizza tal discorso, bella dama? Io non vi conosco. Non son due ore dacchè giunsi in Efeso, e sono straniero alla vostra città come alle vostre parole. Per quanto mi sforzi, non giungo a comprendere una sola delle cose che avete proferite.

Luc. Via, fratello; tacete! Perchè trattate così mia sorella? Ella v’ha mandato a cercare col mezzo di Dromio, per desinare.

Ant. Col mezzo di Dromio?

Drom. Di me?

Adr. Di te; che per risposta mi portasti, ch’ei t’aveva battuto, ripudiando la sua casa e sua moglie.

Adr. Avesti qualche conferenza con questa signora? Come si scioglie tutto questo sviluppo?

Drom. Io, signore, non l’ho mai vista fuorchè in questo momento.

Ant. Tu menti, furfante, perchè mi recasti in verità quell’ambasciata ch’ella ha detto.

Drom. Io non aveva mai parlato con lei in vita mia.

Ant. Come può ella dunque così sapere i nostri nomi?

Adr. Quanto s’addice male alla vostra gravità un tal giuoco! Sia pure mia colpa se voi vi dividete da me. Ma almeno non aggravate tale offesa col disprezzo. Io mi stringerò al tuo braccio: tu sei l’olmo, mio caro sposo, ed io la vite, la di cui debolezza è sostenuta dal tuo vigore: se qualche oggetto giunge a stac-