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capitolo xix. - l’ultima goccia di petrolio 177


— Altri esploratori, si sono inoltrati più di noi? chiese Peruschi.

— Sì, poichè Weddell ha superato il 74° di latitudine e Giacomo Ross è giunto al 75° 4'.

— Allora bisogna superarli, signore.

— E senza perder tempo, amici. Sono assai inquieto per la nostra situazione ed anche pei compagni che abbiamo lasciati alla costa.

— Cosa temete per loro?

— Che tardando noi a ritornare, s’imbarchino sulla Stella Polare.

— Bisby non ci abbandonerà, signore.

— Lui no, ma gli altri? E poi cosa volete che faccia quell’uomo che non sa far altro che mangiare?

— Ma credete che il signor Linderman ritorni?

— Colla sua nave non s’inoltrerà in questo continente che sembra formare una massa sola. Questa immensa catena di montagne dimostra che queste terre non sono isole raggruppate attorno al polo.

— Lo sapremo presto con maggior sicurezza, disse Blunt.

— Non siamo ancora al polo, amico.

— Ma ci andremo, signor Wilkye, disse Peruschi.

— Ma questi monti?

— Li supereremo, quand’anche dovessimo trasportare sulle nostre spalle il velocipede.

— Sì, signor Wilkye, disse Blunt.

— Grazie, compagni: tentiamo la sorte. Vedo laggiù una vallata che mi pare salga tortuosamente presso quel ghiacciaio e che non mi sembra troppo erta. Forse ci permetterà di raggiungere la cima.

— Tentiamo, signore, dissero i due velocipedisti.

Risalirono sulla macchina e ripresero la corsa verso il

12   Al polo australe.