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sepolti vivi | 69 |
— Dove sono gli altri?
— Eccoli là, l’uno sull’altro.
— Speriamo che siano vivi.
L’ingegnere s’avvicinò a Burthon e lo scosse vigorosamente. Un energico «Corna di cervo!» uscì dalle labbra del meticcio.
— Animo, amico, disse sir John. Non sei ancora morto.
Il meticcio aprì gli occhi e gli girò all’intorno con viva curiosità.
— Dove siamo noi? chiese.
— Nella galleria.
— Ma cosa è successo? Mi pare d’aver udito un gran baccano e d’aver visto la vôlta cadere sul mio cranio. Ho sognato forse?
— Non hai sognato, Burthon. Una poderosa scossa di terremoto ha fatto crollare l’intera galleria.
— Il terremoto!
Si alzò in piedi e mosse prima le braccia, poi le gambe, indi si curvò innanzi e indietro.
— Pare che nulla vi sia di rotto, disse. E O’Connor dov’è?
— Son qui io, rispose il marinaio con voce ancora tremante.
— Sei intero? chiese Morgan.
— Intero sì ma un po’ fracassato. Ho ricevuto otto o dieci sassi sul dorso e pesavano non poco. Ma dove siamo caduti noi?
— In nessun luogo. È la vôlta che è capitombolata.
— Accendi un’altra lampada, Burthon, disse l’ingegnere. Temo, amici miei, che il terremoto ci abbia rinchiusi fra quattro solidi muri.
— E non usciremo più noi? chiese Burthon.
— E il battello? chiese O’Connor. Sarà stato schiacciato?