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154 emilio salgari

Padron Vincenzo teneva però ancora alto il braccio per salvare la lampada.

Ad un tratto si sentirono come assorbire, poi scagliare innanzi in mezzo ad un nembo di spuma.

La lampada mandò ancora un ultimo sprazzo di luce facendo scintillare le acque, poi bruscamente, si spense mentre i quattro uomini venivano scaraventati nel vuoto.

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Quando, dopo alcuni secondi d’immersione angosciosa, padron Vincenzo tornò a galla, non stringeva più la lampada. In quel terribile capitombolo non aveva avuto la forza d’animo di tenere impedita una delle due mani, la più importante. D’altronde la fiammella s’era spenta nel momento della caduta, quindi a nulla avrebbero potuto servire le poche gocce d’olio che ancora rimanevano. Quantunque ancora intontito e mezzo asfissiato, pensò subito ai compagni e con quanto fiato aveva in corpo si mise a urlare:

— Dottore! Michele! Roberto!

Il rombo assordante della colonna d’acqua che precipitava a breve distanza, gl’impedì dapprima di udire la voce dei compagni, ma ripetuta la chiamata un po’ più lontano, gli sembrò d’udire una voce umana a rispondere.

— Chi risponde? — tuonò, allontanandosi sempre dalla cascata e inoltrandosi nel centro del laghetto sotterraneo.

— Sono io, Michele — rispose la voce, dopo qualche istante.

— Dove sei?

— Non lo so... non vedo più nulla.

— Ed il signor Bandi? — chiese Vincenzo con ansietà.

— Non so dove sia.

— Mille demoni! Che gli sia toccata qualche disgrazia? Dottore! Dottore!

Una voce lontana rispose:

— Dov’è il signor Bandi?

— Sei tu Roberto? — chiese il lupo di mare.

— Sì, padrone.

— Hai raggiunto la riva?

— Mi sembra, poichè sono sopra una roccia.

— Ed il dottore?

— Non ne so nulla.

Padron Vincenzo mandò un urlo disperato:

— Dottore! In nome di Dio.

Solo il rombo della cateratta rispose.

— Che sia morto? — si chiese il pescatore, con un singhiozzo. — Roberto! Michele! Bisogna cercarlo!

Cercarlo? E come, se l’oscurità non veniva dileguata...