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il golfo di carpentaria | 79 |
tarco sospettassero l’influenza della luna. Perfino il grande Galileo e l’illustre Kepler dubitavano, e fu Newton il primo che dimostrò la possibilità di una attrazione da parte del nostro satellite e più tardi Laplace lo provò in modo chiarissimo.
— In tal caso, è permesso anche a me di non saper spiegare questo sorprendente fenomeno.
— Eppure, ragazzo mio, è così semplice! Come sai, la superficie del nostro globo è in gran parte coperta d’acqua, la quale, in causa della sua fluidità, può muoversi. Esercitando la luna, sul nostro pianeta, una forte attrazione, cosa ne deriva? Che le acque poste direttamente sotto di lei, si accumulano, tendendo ad innalzarsi. Le acque più lontane seguono il movimento, ma più lentamente, subendo un’attrazione minore; quelle poi che si trovano dalla parte opposta della terra, tendono invece a rimanere indietro. Abbiamo quindi due grandi accumulamenti d’acqua, i quali formano sulla nostra superficie due prominenze assai accentuate; una sotto la luna, l’altra dalla parte opposta dell’attrazione lunare.
— Comprendo, zio, ma le maree cambiano; ora s’innalzano qui e fra sei ore s’innalzano in un altro punto del globo.
— Ciò deriva dalla rotazione della terra. Girando su se stessa nello spazio di ventiquattro ore, espone successivamente le varie parti della sua superficie verso la luna, costringendo le acque ad un continuo spostamento. Ora noi ci troviamo sotto l’influenza diretta della luna, e qui le acque si accumulano, ma girando la terra, quelle acque si riverseranno dietro l’attrazione lunare e si rialzeranno in altre regioni.
— Dunque la luna mantiene i nostri oceani in una perturbazione continua, disse Cornelio.
— Sì, continua, ma non è solamente l’attrazione lunare che trascina le acque intorno al nostro globo. Anche il sole ha la sua parte.
— Quantunque sia così lontano da noi? chiese Cornelio.
— Sì, ma la sua attrazione è meno intensa di questa della luna, appunto in causa dell’enorme distanza. Esso produce maree assai più deboli e non fa che modificare quelle della luna, ora avanzando ed ora ritirando l’ora della massima piena, ossia aumentando o diminuendo l’intensità del fenomeno.