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112 | 'Capitolo Quindicesimo. |
nel mezzo d’una folta macchia di banani e le misero ad arrostire dopo averle tagliate in grosse fette.
Mentre si cucinavano assalirono l’uva marina, i meloni, i mongoi e le noci di cocco gustando di queste ultime il latte denso e dolce e molto nutriente.
— Che ci lascino finire la colazione? — chiese Ioao, il quale sorvegliava la cottura delle frutta d’artocarpo, pur mangiando e bevendo.
— Possono aver perdute le nostre tracce, — rispose il chinese.
— Non ci fermeremo molto qui. Ho fretta di giungere dal capo tuo amico.
— Io non ne ho meno di voi. Temo per la nostra nave e per i nostri compagni.
— Che i selvaggi ed i banditi l’abbiano di già assalita? — chiese Ioao con angoscia.
— Vorranno prima assicurarsi di noi, signor Ioao. Il capo della piroga sapeva che io volevo recarmi da Tafua per aiuti e non oserà intraprendere nulla contro l’Alcione finchè non ci avrà in sua mano.
— Siamo ancora molto lontani dalle spiagge settentrionali dell’isola?
— Forse siamo più vicini di quello che supponete, — rispose Sao-King. — Mi pare di riconoscere queste coste.
— Allora possiamo trovarci sul territorio di Tafua.
— Lo suppongo.
— Se trovassimo qualche guida!
— Non mi fiderei, signor Ioao. Preferisco guidarmi da me.
Avevano allora terminata la colazione e si erano entrambi alzati per combattere il sonno che a poco a poco li prendeva.
– Ripartiamo, – disse Ioao. – Se mi fermassi ancora un po’ mi addormenterei. Seguiamo ancora la costa?
– Sì, – rispose Sao-King.
Stette un po’ in ascolto, poi attraversò il fiume raggiungendo la riva opposta.
In quel momento verso la foce udì una voce umana a gridare ripetutamente:
— Tamadao! Tamadao!
— Fermo! — disse a Ioao. — Vi è qualcuno sulla costa.
— I nostri nemici? — chiese il giovane armando precipitosamente il fucile.
— Gettatevi a terra e seguitemi. Forse si tratta di qualche pescatore.
— Come lo sai?
— Tamadao è il nome d’un grosso pesce che abbonda nelle acque di queste isole.
— E se fosse invece uno dei nostri nemici?
— Volteremo subito le spalle e rientreremo nella foresta. Ormai li conosciamo troppo bene per ingannarci. —