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La caccia al Re dell'Aria 235


vavano in porto rompevano i loro arruolamenti, non osando più cimentarsi sull’oceano con navi che battevano la bandiera dei Teriosky, il capitano Orloff, avvertito da un dispaccio, partiva immediatamente per Cronstad, il gran porto militare russo, a bordo di un piccolo rimorchiatore.

Quattordici ore dopo, in causa del mare cattivo che aveva molto ostacolato la marcia del vapore, il bravo comandante abbordava il Tunguska, l’incrociatore che doveva incaricarsi della distruzione della terribile macchina volante.

A bordo dello splendido e potentissimo legno da guerra ferveva un lavoro febbrile. Si caricavano rapidamente tonnellate e tonnellate di carbone, valanghe di viveri e gran copia di munizioni da fuoco.

Il baronetto, a cui era stato affidato il pericoloso incarico, essendo il più interessato in quella straordinaria faccenda, dall’alto del ponte di comando, collocato dietro le torri poppiere, sorvegliava l’imbarco, incitando i marinai a far presto.

— Buon giorno, signor barone, — disse il comandante dell’Orulgan, salendo la scala.

— Ah!... Siete voi, mio caro Orloff, — rispose il capitano dell’incrociatore, il quale sembrava molto nervoso e molto preoccupato. — Vi aspettavo con impazienza: fra due ore noi partiamo.

— Si è finalmente convinto l’Ammiragliato che non si trattava di uno scherzo?

— Purtroppo, signor Orloff, ma vi assicuro che quel furfante che si diverte ad affondare i miei transatlantici me lo pagherà caro quel milione e mezzo che ha regalato all’oceano.

Prima dell’acciaio e poi del buon canape per appiccare lui ed i suoi complici, poichè suppongo che non sarà solo.

— Ne sono convinto anch’io, quantunque non abbia scorto nessun essere umano su quell’uccellaccio del malanno.

— La Tunguska non è un povero transatlantico privo di difese e senza artiglierie formidabili. Abbiamo qui dei pezzi superbi che faranno sudare freddo e sangue a chi toccano. —

Il fischio acutissimo della sirena lo avvertì che il caricamento era terminato e che l’incrociatore era pronto a prendere il largo.

Gli ufficiali avevano già fatti ritirare i ponti e le gomene, mentre gli argani a vapore alzavano le pesantissime ancore con un fragore assordante di ferraglie.

— Partiamo, — disse il baronetto.