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il re della montagna 151

le sale erano già piene e fuori si udivano le urla di quelli che non potevano entrare.

Fortunatamente, se le stanze del vecchio castello erano spaziose, le scale erano strette ed in forma di chiocciola, quindi facili a difendersi.

Vedendo precipitare con slancio terribile i montanari colle armi in pugno, quei mercenari, che forse non credevano di trovare una valida resistenza nè tanti difensori, retrocessero vivamente, respingendo confusamente i loro compagni che si pigiavano attraverso alle porte per entrare.

Nadir, giunto prima di tutti in fondo alla gradinata, tuonò:

— Cosa volete voi?... Chi vi ha autorizzati ad invadere il castello del Re della Montagna?...

Un bin-bachi1 del corpo dei kechikdji, ossia delle guardie reali, si fece innanzi gridando:

— Ci ha autorizzati lo sciàh, il potente signore della Persia, delle montagne, delle pianure, dei fiumi e dei deserti dell’Iran.

— E cosa vuole lo sciàh, tuo signore, da me?

— La fanciulla che tu hai rapito al principe Ibrahim.

— Va’ a dire allo sciàh che quella fanciulla mi ama, che senza il vostro brutale assalto a quest’ora sarebbe mia moglie e che il Re della Montagna la difende.

— Lo sciàh la vuole.

— Il tuo sciàh io lo disprezzo!...

Un urlo di rabbia accolse l’ardita frase del fiero giovanotto. I soldati puntarono le armi verso di lui, ma i montanari si scagliarono furiosamente in mezzo alla sala coprendo coi loro petti il giovane loro capo ed urtarono con impeto disperato i soldati, sciabolandoli senza misericordia e scaricando le loro lunghe pistole.

Una mischia orrenda s’impegnò fra le truppe del re ed i figli del nevoso Demavend. Le lampade fracassate dalle palle od atterrate dai kandjar si erano spente fino dal primo assalto, ed una profonda oscurità regnava nella sala, resa più fitta dal fumo delle armi da fuoco.

Nadir fino dal primo slancio con due colpi di kandjar aveva squarciato il petto del bin-bachi, che scomparve sotto l’onda dei combat-

  1. Colonnello.