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il re della montagna | 45 |
— Perchè tanta paura? — chiese Nadir con voce dolce.
La persiana non rispose. Ella lo guardava con ispavento, pallida, tremante, senz’essere capace di fare un gesto.
— Perchè tanta paura? — ripetè Nadir, con maggior dolcezza.
Si rialzò e fece un altro passo innanzi. La persiana mandò un grido soffocato.
— Ai...uto!... — mormorò con voce appena distinta.
— Ah! Anche voi mi odiate — disse Nadir. — Che mi uccidano adunque!
Con rapido gesto snudò il kandjar e si slanciò verso la finestra, risoluto a saltare nel giardino. Aveva già alzato la tenda, quando udì la giovanetta esclamare con voce che più non tremava:
— Fermati!... Là ti assaltano!...
Nadir si arrestò, girando il capo indietro. A tre passi da lui stava la persiana, pallidissima ancora, e gli tendeva le mani come se volesse fermarlo.
— Fermati — ripetè ella. — Là v’è la morte!
— Non tremi più adunque? — chiese Nadir.
— No... no.
— Dunque tu non vuoi perdermi?
— Voglio salvarti.
— Ma sai tu chi io sia?
— Un giovane leale.
— Chi te lo disse?
— Me ne hai dato or ora una prova.
— E non hai più paura?
— No.
— Eppure siamo soli.
— Ma tu sei leale.
Un breve silenzio regnò nella stanza, rotto appena appena dall’ondeggiare della tenda agitata dal vento e dal lontano mormorìo delle fontane.
I due giovani, a tre passi di distanza l’un dall’altro, entrambi belli, si guardavano fissamente. Si avrebbe giurato che in quel momento i cuori di ambidue palpitavano e forse tutti e due per la prima volta.
— Sei buona — disse finalmente Nadir, scuotendosi. Ella chinò il capo sul petto e sorrise.