Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/10

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sulla torretta e dietro la mitragliatrice, che il quartiermastro Pedro aveva subito smascherata. Tutti gli occhi si fissarono ansiosamente sull’ampia distesa di acqua che si apriva dinanzi lo sperone del Pilcomayo, ma in mezzo alla profonda tenebrìa non si scorgeva cosa alcuna che avesse l’apparenza di una nave. Tuttavia qualche cosa doveva essere stata scorta dal capitano per aver dato quel comando. Passarono alcuni minuti, durante i quali l’incrociatore rimase perfettamente immobile e il silenzio regnò assoluto; poi si udì ancora la voce del capitano gridare:

— Eh! Cardozo, la scorgi?

Dall’alto dell’albero di maestra caddero lentamente queste parole, che parevano emesse dalla voce di un ragazzo:

— Sì, a tre o quattro miglia sottovento, capitano.

— I fanali?

— Mancano.

— Naviga?

— Verso di noi.

— Legno a vapore, o a vela?

— A vapore, capitano.

— Non è lui! Morte e dannazione! Che sia stato calato a picco? Eppure doveva incrociare in queste acque... Mastro Diego!

Un uomo sulla quarantina, di statura alta, dalle membra enormemente sviluppate, dalla pelle cotta e ricotta dal sole e dai venti del mare, dai lineamenti energici, si fece sotto la passarella1 e attese salutando.

— Il Paranà doveva incrociare? — gli chiese il capitano.

— In questi paraggi, comandante, — rispose il mastro.

— Sei certo?

— L’agente del Governo lo ha detto.

— E il segnale doveva essere...

— ... un razzo azzurro.

— Che sia stato catturato?

  1. Ponte di comando.