Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/11

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— Ecco ciò che io ignoro, comandante. Ma se esso non apparisce è segno che gli è toccata qualche disgrazia o che gli alleati gli hanno impedito di prendere il largo.

— Mettiti alla ruota del timone e preparati a tutto.

— Quando il mio capitano mi ordinerà di sventrare il brasiliano con un colpo di sperone, io lo farò.

— Sta bene: al tuo posto.

In quell’istesso momento dall’alto dell’alberatura cadde l’istessa voce di prima:

— Capitano, abbiamo un altro legno a poppa!

— Ah! — esclamò il comandante mordendosi i baffi. — Si cerca di pigliarci di mezzo! Non credevo che i brasiliani sorvegliassero così bene; ma se sperano di avere il mio carico s’ingannano di grosso.

Si volse verso i due ufficiali che gli stavano ai fianchi e disse:

— Forse quelle navi, che appartengono certamente agli alleati, non ci hanno scorti; ma le precauzioni non sono mai troppe. Che i fucili e le cartucce finiscano in fondo al mare piuttosto che servano ai nostri nemici sia pure; ma il tesoro lo dobbiamo salvare. Fate portare sul ponte la cassa.

— E poi?

— Adattate il tubo al primo cilindro e attendete i miei ordini. Prima che le navi degli alleati ci raggiungano, tutto sarà pronto.

I due ufficiali fecero aprire il boccaporto, un palanco fu calato nella stiva e poco dopo rimontò, sotto i giri dell’argano, portando con sé una enorme cassa che venne calata sulla tolda con grandi precauzioni.

I marinai strapparono il coperchio e ai loro occhi meravigliati apparve un ammasso di un tessuto che sembrava seta, coperto da una maglia di solide funicelle che finiva in un grande anello di metallo. Sotto si vedeva sporgere un gran cerchio di acciaio che sembrava vuoto, sul quale venivano ad annodarsi tutte le corde. Ad un ordine degli ufficiali due gherlini1 furono fatti

  1. Piccole funi.