Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/121

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— Indiano, o animale? — chiese Cardozo, armando la carabina.

— È un nandù, la femmina forse, — rispose il mastro. — Tira giusto non appena sei sicuro del colpo.

— Aspetta che si mostri e vedrai.

— Forse abbiamo dinanzi parecchie femmine, Cardozo, poichè so che covano le uova in parecchie.

— Prepara anche il tuo fucile e...

S’interruppe bruscamente, rovesciandosi su di un fianco e lasciandosi sfuggire la carabina: il suo volto si coprì subito di un pallore cadaverico.

— Diego! — esclamò.

— Che hai, ragazzo mio? — chiese il mastro stupefatto.

— Qui... alla gamba... mi si morde...

Il mastro si precipitò sopra di lui senza più curarsi degli struzzi e mandò un grido di disperazione.

Un grosso scorpione, che pareva un granchio di mare, era attaccato solidamente alla gamba destra del ragazzo, nelle cui carni aveva cacciato le robuste tenaglie.

— Gran Dio!... — esclamò il mastro, schiacciando con furore il piccolo mostro.

— Diego!... la vista mi si intorbidisce...

— Coraggio, ragazzo!...

— Sento un brivido... che mi sale al cuore... Cosa mi è successo?... Diego!... Ho paura... qualche serpente mi ha punto.

No, non era un serpente; ma quel morso era forse più terribile ancora, e il mastro non lo ignorava. Gli scorpioni dell’America del Sud sono velenosissimi, più degli stessi serpenti a sonagli, assimilandosi il loro virus al sangue umano in un modo quasi istantaneo.

Fortunatamente il mastro non aveva perduto la testa. Cercando di non mostrarsi atterrito per non scoraggiare il povero ragazzo, operò prontamente nella speranza di poterlo salvare.

Con un colpo di coltello gli aprì il pantalone e mise a nudo la gamba, che era già intorpidita, gonfia, e che diven-