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il treno volante 251


— Lasciamo andare prima di tutto questi poveri negri. Se ricadono nelle mani del sultano, costui li farà uccidere.

Il tedesco prese una cassa piena di oggetti di scambio, perle, stoffe, chincaglierie, specchi, anelli di rame e di ottone, oggetti assai apprezzati dai negri e la diede agli schiavi; poi regalò loro alcune carabine con abbondanti munizioni, scuri e coltelli perchè potessero difendersi in caso di attacco.

— Ed ora mettetevi in salvo — disse.

I negri si precipitarono alle ginocchia degli europei; baciarono a tutti le mani, poi si allontanarono di corsa, cacciandosi nella foresta.

— Gonfiate subito i palloni — disse l’inglese. — I guerrieri del sultano si avanzano con rapidità prodigiosa. Essi sperano di giungere in tempo per impedirci di caricare il tesoro.

— Andate a contrastare loro la salita — disse Ottone. — Io ed Heggia bastiamo per gonfiare i palloni.

— Non perdete un minuto — disse l’inglese.

— Cercherò anzi di guadagnarlo — rispose il tedesco.

Mentre questi adattava il tubo di gomma a uno dei palloni centrali, l’inglese, il greco e l’arabo, armatisi di fucili e di rivoltelle, si slanciarono giù dalla collina, imboscandosi a metà altezza.

I negri di Kilemba s’avanzavamo di corsa preceduti dagli arabi e dagli zanzibaresi della carovana. Avevano veduto il Germania immobile e accorrevano con la speranza di catturarlo prima che potesse spiccare il volo.

Erano più di trecento, armati parte di fucili, parte di lance e di frecce. Giunti alla base della collina, si divisero in due colonne, che procedevano parallelamente l’una all’altra.

I due europei e l’arabo le lasciarono accostare fino a cento passi, poi fecero una prima scarica sulla più vicina, facendo cadere tre uomini.

I negri retrocessero vivamente, urlando ferocemente; però la seconda colonna, formata per la maggior parte di arabi e di zanzibaresi, accorse in loro aiuto sparando all’impazzata.