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il treno volante 63

far presa. Incontrato finalmente un gruppo di bauchinie, le due punte s’infissero profondamente fra quei rami contorti.

Il treno arrestato di colpo trabalzò fortemente girando su se stesso, poi rimase immobile. Provava solamente un leggero ondeggiamento in causa della spinta del vento.

Tosto le eliche, che erano mobili e che si potevano voltare, cominciarono a funzionare orizzontalmente esercitando una forte pressione sul treno volante. Quella manovra ottenne un successo insperato.

Il pallone s’abbassò gradatamente intanto che i due negri ed il greco ritiravano la fune dell’àncora per aiutare la discesa.

In capo a dieci minuti il Germania si trovava a quaranta metri dal suolo, e la scala di corda, gettata fuori dal parapetto, toccava la prateria.

— Basta — disse il tedesco, arrestando i due motori. Possiamo scendere.

— Chi lasceremo a guardia del pallone? — chiese il greco. — Sokol?

— Preferisco Heggia — rispose l’arabo. — Ho maggior fiducia in lui.

— Andiamo a caccia?

— Sdegneresti un bel pezzo d’antilope fumante? — chiese Ottone.

— Sarebbe molto gradito.

— Andremo a guadagnarcelo.

— E la provvista di acqua?

— Sarà la prima, Matteo.

— Tu rimarrai qui — disse l’arabo ad Heggia. — Se qualcuno comparisce e minaccia il pallone, ci farai segno sparando tre colpi di fucile ad intervalli di dieci secondi l’uno dall’altro.

— Sì, padrone — rispose il negro.

— E tu, Sokol, prendi un barilotto e seguici — disse Ottone.

Si armarono di fucili e di coltellacci, quindi scesero la lunga scala di corda giungendo felicemente a terra.

Il sole non era ancora interamente scomparso dietro la fore-