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86 Capitolo Ottavo.

— Ah! Diavolo! — esclamò il portoghese, stupito. — Come va questa faccenda! Eppure le mie braccia sono ancora solide e la lama della scure era ben affilata.

— Che legno hanno queste piante? — si chiese il mozzo, non meno sorpreso.

Alvaro rinnovò il colpo e l’arma, invece di conficcarsi, rimbalzò come se avesse percosso una rupe di quarzo o un palo di ferro.

— È incredibile! — esclamò Alvaro.

— Vediamo, — disse il mozzo.

Si levò il coltello e si provò a piantarlo a tutta forza nel tronco della pianta. La lama lunga e piuttosto sottile, anzichè penetrare nel tronco, si spezzò come se fosse stata di vetro.

— Ebbene, Garcia? — chiese il portoghese.

— Io dico signore, che queste piante sono di ferro e che non riusciremo mai ad abbatterle.

Alvaro passò ad un altro albero e si diede a menare colpi furiosi non riuscendo ad altro che ad intaccare a malapena la corteccia.

— Io ho udito parlare vagamente di certi alberi duri come rocce che crescono in America, — disse, asciugandosi il sudore che gli colava abbondantemente in seguito a quegli sforzi erculei. — Che questi appartengano a quella specie?

Non si era ingannato. Le poche piante che erano spuntate sull’isolotto erano quei famosi pao de ferro che hanno reso celebri certe foreste del Brasile e dell’Amazzonia, duri come se le loro fibre fossero di ferro, che sfidano le scuri meglio affilate e che sono così pesanti da non poter galleggiare.

Anche se i naufraghi fossero riusciti ad abbatterli, non ne avrebbero cavato alcun vantaggio e avrebbero perduto inutilmente il loro tempo.

— Signore, — disse il mozzo, — non se ne farà nulla. È inutile che guastate la nostra scure e che sprecate le vostre forze.

— Dovremo dunque rimanere prigionieri su questo pezzo di terra? — si chiese Alvaro.

— Se potessimo ripescare la nostra scialuppa?

— Chissà dove sarà andata a finire. Queste acque non sono assolutamente immobili.

— Che cosa fare, signor Alvaro?

— Non lo so, — rispose il portoghese, con un gesto scoraggiato.