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Il naufragio della «Fraya» 181


Strisciano in silenzio, nascondendosi dietro gli hummoks, dietro i massi di ghiaccio, superando crepacci in fondo ai quali mugge l’acqua marina, e riescono a raggiungerlo proprio nel momento in cui l’astuto animale afferrava la foca che spiava da parecchie ore, soffocandola fra le villose zampacce.

I due cacciatori non perdono tempo; mirano con la coscienza di uomini affamati e uccidono, con due palle bene aggiustate, quel re dei mari polari.

Quelle prede ebbero un risultato doppiamente fortunato; da una parte procurarono ai naufraghi un nutrimento sostanzioso, senza il quale sarebbero certamente periti di fame, dall’altra rivelarono loro un mezzo di caccia che potevano utilizzare, spiando, come aveva fatto l’orso, l’uscita delle foche dai loro buchi.

I marinai, dopo quella fortunata cattura, riprendevano la navigazione con un tempo burrascosissimo ed un vento così violento che sollevava turbini di neve dai banchi di ghiaccio.

Sfidando parecchie tempeste e marciando sovente lungo le coste per salvare la loro scialuppa, s’avanzano verso il sud senza saper esattamente dove vanno e senza nemmeno poter apprezzare in modo preciso il tempo, giacché non avevano alcun calendario.

Dopo alcune settimane essi si trovavano ancora alle prese con la fame. Non avevano più ucciso alcun animale e non avevano nemmeno incontrato un volatile su quelle coste desolate.

Quando Dio volle, riescono finalmente a toccare le rive meridionali della seconda isola.

Uno di loro scorge due ammassi di neve che rassomigliano vagamente a delle capanne. Approdano, mettono in salvo il battello per impedire ai ghiacci di stritolarlo, si trascinano fra le nevi ed i ghiacci e riescono a scoprire infatti due capanne, ma erano vuote e deserte.

Più tardi seppero che erano state costruite da due russi recatisi colà a cacciare durante l’estate.

Impotenti a tirare innanzi, sia pel freddo intenso, sia per la fame, che li aveva estremamente indeboliti, risolvono di fermarsi per dar tempo ai più ammalati di rimettersi in forze.

Olsen e Nielsen, che erano i migliori cacciatori, battono intanto i dintorni per cercare della selvaggina e sono così fortunati da uc-