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182 Capitolo quarto

cidere prima una foca, poi due volpi azzurre e più tardi quattro renne.

Questi ultimi animali appartenevano ai due russi che avevano passato colà la buona stagione. Quelle povere bestie, vedendo degli esseri umani, credettero che fossero i loro padroni e si accostarono alle capanne senza diffidenza, permettendo così ai marinai di ucciderle facilmente.

Per alcune settimane l’abbondanza regnò nel campo, poi i viveri tornarono a mancare. Non trovando altra selvaggina, i sette marinai stabiliscono di spingersi più al sud.

Lasciano la scialuppa diventata ormai inutile, s’impadroniscono di una piccola slitta abbandonata dai russi, attraversano lo stretto di Kara, allora gelato, e passano sull’isola di Vaigatz.

Questa seconda parte del viaggio fu ancora più penosa della prima, giacchè quei disgraziati, torturati dal freddo e dalla fame, si trovarono continuamente avvolti fra uragani di neve così violenti da impedire la marcia.

Un giorno Olsen e Nielsen, partiti per la caccia, si smarriscono fra quei deserti di neve. Cercano di raggiungere i compagni ed invece se ne allontanano sempre più.

Disgraziatamente i loro cinque compagni, convinti che i due cacciatori fossero periti, dopo aver tenuto un breve consiglio, avevano deciso di continuare la marcia. Di qui l’impossibilità di poterli trovare.

Olsen e Nielsen, quantunque sfiniti, non si perdono d’animo. Deliberano di far ritorno alle due capanne dei russi e attendervi colà la buona stagione.

Per quattro giorni marciano in mezzo ai turbini di neve, vivendo con una libbra di carne, poi Olsen cade sfinito al suolo.

Il suo compagno che non se ne è accorto, si trascina sempre più innanzi finchè arriva alle capanne. Accende il fuoco, arrostisce l’ultimo boccone di carne che gli rimane, poi cade svenuto presso la fiamma.

Intanto Olsen, dopo lunghi sforzi, era riuscito, a sollevarsi. Mastica la pelle di foca che gli serve da coperta e che era ancora sanguinolenta, poi si trascina a sua volta verso le capanne, ma le forze lo