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Il ritorno 313

oggetti che erano stati portati a terra, fu fatto il primo tentativo per liberare la nave dai ghiacci che la rinserravano.

Tutti avevano compreso che un altro svernamento sarebbe stato fatale alla povera nave, di già ridotta in così pessimo stato, quindi si erano messi alacremente all’opera.

Con mine fu fatto saltare parte del banco su cui si trovava la Stella Polare, poi coi picconi fu sbarazzata del ghiaccio che si era incrostato dovunque, in coperta, lungo le murate, sulle bancazze e sulla cintura.

Se erano però riusciti, dopo molte fatiche ed un lungo lavoro, ad aprire un piccolo bacino attorno alla nave, la baia rimaneva chiusa ostinatamente dai banchi, nè pareva che vi fosse, almeno pel momento, nessuna probabilità che dovessero rompersi. Anzi anche il bacino gelava durante la notte costringendo l’equipaggio ad un lavoro incessante.

Passarono così due lunghi mesi fra continue speranze e delusioni e già tutti erano convinti di dover cominciare il ritorno a bordo delle scialuppe e di raggiungere il Capo Flora, quando verso i primi di agosto i ghiacci cominciarono a screpolarsi. Il 15 un vento furioso cominciò a muoverli, lasciando finalmente libera la Stella Polare.

L’imbarco fu precipitoso. Temevano, ritardando qualche po’, di correre il pericolo di rimanere ancora prigionieri e di dover ritirarsi sulle scialuppe.

La nave era molto danneggiata, è vero, ma valeva ben più delle baleniere e dei canotti.

La Stella Polare, speronati gli ultimi ghiacci che le impedivano il passo, mise subito la prora verso il sud per raggiungere, più presto che era possibile, la Terra Carlo Alessandro e quindi cacciarsi nel Canale Britannico.

Il tempo era pessimo ed il mare ingombro di banchi e di floe-bergs, i quali tendevano ancora a riunirsi.

La Stella Polare però, navigando con prudenza e con destrezza, potè sfuggire alle loro strette, avvistare le coste della Terra Carlo Alessandro e quindi le due isolette di Neale e di Elisabetta.

La sua corsa, molto faticosa e continuamente interrotta dall’aumentare dei ghiacci, non durò che due giorni.