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La cattura del cubano 172

— In una cabina del quadro, guardato da due uomini, — rispose il mastro.

— Conducimi da lui.

— Ho fatto male ad imprigionarlo?...

— Dovevi appiccarlo, Colon, — rispose Cordoba. — È stato lui a tradirci.

— Lo avevo sospettato: seguitemi, signore. —

Mentre il macchinista ed i fuochisti si precipitavano nelle camere delle macchine e la piccola baleniera andava ad imbarcare i marinai rimasti fra i paletuvieri, Cordoba e mastro Colon scendevano nel quadro di poppa, arrestandosi dinanzi ad una cabina guardata da due marinai armati di fucili.

Il mastro aprì la porta ed introdusse il tenente in una stanzetta di due metri quadrati, provvista solamente d’un lettuccio e d’una sedia.

Il signor Del Monte stava seduto su quell’unica sedia, colle gambe imprigionate da una solida catena che non gli permetteva di fare il minimo passo. Voltava il dorso alla porta e guardava la baia attraverso la piccola finestra circolare, la quale d’altronde era tanto stretta da lasciar passare a malapena un gatto.

Udendo aprire la porta si volse e nello scorgere Cordoba non seppe frenare un gesto di stupore, mentre il suo volto manifestava un terrore che non poteva assolutamente celare, nè dominare.

— Mi conosci, canaglia!... — urlò Cordoba, avvicinandosi al cubano coi pugni alzati.

— Voi, signore!... — esclamò Del Monte, affettando una certa calma e provandosi a sorridere, senza però riuscirvi. — Sono ben lieto di vedervi qui; almeno voi farete capire a questi idrofobi marinai che io sono un galantuomo.

— Ah!... Lo sfrontato!... — gridò Cordoba, minacciandolo colle pugna. — Tu un galantuomo!...

— Avete forse da lamentarvi di me?... — chiese il cubano, che tentava di giuocare d’audacia.

— Miserabile!... Io ti appiccherò all’estremità del picco della randa!...

— Volete scherzare, signor Cordoba?...

— Ti dico che fra dieci minuti tu eseguirai il ballo della morte!... — urlò il tenente, che usciva dai gangheri. — Tu osi ancora dirmi se io voglio scherzare?... Traditore!...

Il cubano impallidì e parve che per un istante tutta la sua straordinaria audacia sfumasse, ma dopo alcuni istanti, riprese:

— Pare che voi abbiate da rimproverarmi qualche cosa, signor Cordoba. Vi prego di spiegarvi.

— Eh!... Eh!... — fece il tenente, al colmo della rabbia. — Mio caro signor Del Monte, anima dannata del capitano Pardo, finitela colla vostra commedia o perdo la pazienza e vi accoppo a pugni. Credete che io non sappia le vostre belle imprese?...