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204 Capitolo ventitreesimo

Il sole era ormai spuntato e s’alzava maestoso sull’orizzonte, facendo scintillare le acque del canale e scacciando dai loro nidi gli uccelli marini i quali volavano in grandi bande con un baccano assordante.

Pareva però che Cordoba non si ricordasse più di quanto aveva promesso al mastro, poichè lasciava che si divertissero a loro agio senza disturbarli coi fucili da caccia. La sua attenzione era invece tutta concentrata sulle due sponde del canale che si mantenevano sempre altissime e tagliate perpendicolarmente.

La scialuppa intanto si avanzava con una certa rapidità, inclinata graziosamente a babordo. La randa ed il flocco, entrambi gonfi, la spingevano essendo il vento abbastanza forte anche fra quelle scogliere. Il canale si manteneva sempre piuttosto stretto; le due pareti rocciose però cominciavano qua e là ad abbassarsi, mentre alla loro base si vedevano apparire numerose caverne marine entro le quali si precipitavano le onde rumoreggiando cupamente.

Dopo d’aver descritti parecchi giri, la scialuppa si trovò improvvisamente in una specie di baia interna, larga un cinque o seicento metri, limitata verso il sud da una costa bassa che pareva si prolungasse per un grande tratto verso l’est e l’ovest.

— S. Felipe? — chiese Cordoba al cubano.

— Sì, signore, — rispose questi.

— Allora possiamo cominciare la caccia. —

Abbandonò il timone a uno dei due marinai, prese un fucile da caccia, lo caricò con due cartucce a pallini e vedendo passare sopra la scialuppa una coppia di rincopi, con due fucilate li abbattè facendoli precipitare in acqua.

— Bel colpo, signor Cordoba, — disse il cubano, mentre Quiroga, con un colpo di remo, spingeva a bordo i due volatili.

— Lo credo un po’ anch’io, — rispose il tenente. — Più tardi, se sarà necessario, mi eserciterò meglio contro i tuoi amici. Vedrò se li abbatterò con eguale precisione.

— Cosa volete fare, signor Cordoba?

— Io non lo so ancora, mio caro signor Del Monte. Come vedete, per ora mi accontento di far raccolta di uccelli marini.

Amici, andiamo a sbarcare a S. Felipe. Spero di trovare colà qualche coppia di quelle deliziose colombe che i nostri compatrioti chiamano palomitas. Sono eccellenti, è vero signor Del Monte?

— Le migliori di tutte, — rispose il cubano.

– Bene! Bene!... Le assaggeremo più tardi col signor Guaymo, il vostro carissimo amico.

Il cubano non rispose, ma guardò il tenente con certi occhi che parevano quelli d’un pazzo. Certamente quell’ottimo signor Del Monte non riusciva a capire un cavolo di ciò che voleva fare quell’indiavolato comandante dell’Yucatan.