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234 Capitolo ventiseiesimo

standosi contro le piastre metalliche della coperta o rimbalzando contro la torretta di poppa, entro la quale si trovavano Cordoba ed il vecchio Colon.

Già non distava che mezza gomena dallo svolto del canale, quando Cordoba vide apparire alcune fiaccole.

— Mille tuoni!... — esclamò. — Vi sono delle barche che ci muovono incontro!... Che quest’isolani vogliano tentare un abbordaggio?...

— È impossibile che osino tanto, tenente, — rispose Colon. — Forse credono che la nostra nave sia stata sventrata dalla torpedine ed accorrono a raccogliere i naufraghi.

— Speroniamo, Colon!...

— Le manderemo a picco, signor Cordoba. —

Due barcacce montate da parecchi insorti ed illuminate da alcune fiaccole fumose, erano comparse presso la curva del canale e s’avanzavano frettolosamente.

Trovandosi improvvisamente dinanzi all’Yucatan gli uomini che le montavano si misero a urlare disperatamente, poi si videro balzare precipitosamente in acqua, cercando di salvarsi sugli scogli.

La nave continuò la sua corsa. Con un colpo di sperone sventrò le due barche poi virò rapidamente di bordo seguendo la curva del canale, salutata da un’ultima e più formidabile scarica di fucili e di tromboni.

Alcuni insorti, più risoluti ed anche più cocciuti degli altri, abbandonate le creste delle alte scogliere, scesero verso la spiaggia e si misero ad inseguire la nave, sparandole contro qualche colpo di fucile, mentre altri si erano radunati presso l’uscita per tentare d’uccidere almeno il timoniere della torretta.

Avendo portato con loro alcune fiaccole, Cordoba potè scorgerli a tempo. Erano dieci o dodici negri, armati di tromboni e guidati da due meticci o bianchi che fossero.

— Guarda quei due uomini che puntano verso la nostra torretta i loro fucili, — disse Cordoba a Colon. — Conosci il più basso di statura?...

— Sì, signor Cordoba!... — esclamò il vecchio mastro. — È quel cane di cubano!...

— E l’altro è quel bravo signor Guaymo, il mio eccellente amico. Grazio l’uno perchè mi ha offerto un delizioso pranzetto, ma l’altro lo mando diretto a casa di messer Belzebù!... Attento alla ruota, Colon!...

— Non temete!... —

In quell’istante i negri scaricavano i loro tromboni con un fracasso assordante. I proiettili di quelle mostruose armi scrosciarono sulla lamiera d’acciaio della torretta senza alcun risultato, essendo quelle lamine a prova di palle di cannone.

Cordoba era subito balzato fuori, tenendo in pugno il fucile che aveva portato con sè: