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In rotta per Santiago | 235 |
— Ecco il tuo conto, Del Monte!... — urlò.
Poi rimbombò una detonazione.
Il cubano, colpito dall’infallibile palla del lupo di mare allargò le braccia, poi stramazzò pesantemente al suolo, come fosse stato fulminato.
— Non l’ho appiccato, ma il risultato finale è stato identico, — disse Cordoba, con voce calma. — Macchinista, a quindici nodi... Colon, la prora all’est!... —
CAPITOLO XXVII.
In rotta per Santiago.
Sfuggito all’agguato teso dal capo degl’insorti e dal cubano entro quel pericoloso canale, l’Yucatan aveva continuata la sua rapidissima corsa per giungere a sua destinazione, prima che qualche grave avvenimento rendesse impossibile l’accesso alla baia di Santiago.
Temendo che al largo incrociassero le grandi corazzate americane, Cordoba aveva diretto l’Yucatan verso la costa cubana, volendo mantenersi fra le isole e le scogliere onde, nel caso d’un pericolo, cacciarsi prontamente in qualche rifugio. La navigazione era certamente meno facile, abbondando le coste della grande isola di banchi di sabbia, di scoglietti a fior d’acqua e d’isole ed isolotti, ma Cordoba non si preoccupava gran che, conoscendo a perfezione quei paraggi.
Lasciati adunque i cayos di S. Felipe, l’Yucatan risalì un po’ al nord fino a che apparvero sulla linea dell’orizzonte le coste dell’isola, poi piegò verso l’est onde raggiungere il capo Matchambre che delimita, verso il sud, l’ampia ensenada della Broa.
Il mare si manteneva tranquillo, però il cielo non prometteva una lunga calma. Delle nubi, che il vento del sud spingeva ed accumulava verso le coste di Cuba, si mostravano in grande numero, annunciando il principio della triste stagione delle pioggie.
Fra poco dovevano cominciare quei diluvi che tramutano le coste meridionali di Cuba in immense paludi, specialmente fra l’ensenada della Broa e quella di Cochinos e fra quella di Corrientes e di Cortez e quella della provincia di Puerto Principe.
Per l’Yucatan bastarono poche ore per attraversare la distanza che lo separava dal capo Matchambre, poi discese lungo le sponde paludose della Zapata, cacciandosi fra quella moltitudine di scogli, d’isole e d’isolotti che vengono chiamati i cayos de Juan-Luis.
Quella lunga fila di piccole terre che si prolunga, quasi senza interruzione, fino alla baia di Cazones, offriva uno splendido colpo d’occhio, specialmente alla luce del tramonto. Qua e là pareva