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CAPITOLO II.

Gli orsi bianchi.


I

tre marinai della Shannon, vedendo cadere il loro vecchio mastro e l’orso precipitarsi innanzi, si erano coraggiosamente lanciati in soccorso del pover’uomo. Vedendo però che non potevano giungere in tempo in causa della neve che non si era ancora indurita e che imprigionava i loro piedi, scaricarono le loro carabine, colla speranza di abbattere il formidabile avversario.

La belva, toccata da qualche palla, infatti cadde, ma si rialzò prontamente. La sua pelliccia era macchiata di sangue un po’ sotto la spalla destra, ma forse quella ferita non era mortale, possedendo quei mostri dei ghiacci eterni una vitalità veramente prodigiosa, pari a quella degli orsi grigi delle Montagne Rocciose.

Quel momento di sosta era bastato pel vecchio Tyndhall. Con un’agilità sorprendente pei suoi cinquant’anni, il gigante si era rialzato. Aveva lasciato nella neve il fucile, arma ormai inutile quanto un bastone, ma aveva impugnato il bowie-knife.

Vedendo l’orso venirgli addosso, invece di attenderlo lo caricò con grande furia, a corpo perduto, puntandogli un ginocchio nel ventre per non farsi stritolare le ossa