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CAPITOLO XV.

Gli esquimesi della terra di Baffin.


M

ai era toccata una fortuna eguale non solo ai marinai della Shannon, ma a nessun altro cacciatore di foche della Terra di Baffin. In meno di un’ora, senza correre alcun pericolo, e con poca fatica, avevano abbattuti quattrocento sessantadue trichechi che colle loro pelli, i loro denti che si pagano più cari di quelli degli elefanti, essendo composti d’un avorio più compatto e che mai ingiallisce, e col loro grasso, da cui si ricava un olio migliore di quello delle balene, potevano far guadagnare oltre le duecentomila lire.

I naufraghi lieti di quel successo che un giorno non avrebbe mancato di arricchirli, poichè contavano di non abbandonare quella fortuna ragguardevole agli orsi bianchi, stavano per uscire onde recarsi alla tenda, avendo deciso di stabilirsi in quella caverna, quando all’estremità della galleria, con loro grande sorpresa, videro disegnarsi confusamente una forma umana, che pareva avvolta in un’ampia e villosa pelliccia.

– Tò!... esclamò il mastro, arrestandosi bruscamente. Un uomo qui!... Che sia la giornata delle fortune?...