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Capitolo VII.

La “Torpa„ prigioniera.


U

dendo quel grido lanciato a pieni polmoni e con un tono che non ammetteva replica, il capitano baleniere aveva cacciato violentemente la barra a poggia, mentre i marinai bracciavano rapidamente le vele ed i gabbieri si slanciavano sulle griselle, lesti come scoiattoli, per imbrogliare le vele di pappafico e di contropappafico.

La Torpa virò di bordo quasi sul posto, tanto era stata fulminea la manovra, e andò a urtare il fianco di tribordo contro un ostacolo che doveva essere senza dubbio un banco di ghiaccio.

Tompson si era subito precipitato a prora, dove si erano già radunati alcuni marinai coll’ice-master.

– Cosa succede, pilota? – chiese.

– Succede, signore, che noi abbiamo davanti un banco immenso, che lo sperone della Torpa non può intaccare.

– È sgombro il mare a babordo ed a tribordo?

– Lo dubito, signore. Dall’alto delle crocette, ho scorto delle punte di ghiaccio estendersi sui nostri fianchi e per un lungo tratto.