Pagina:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu/21

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È poi naturale, ch’essi partecipino della mansuetudine del gregge, che di continuo è presente ai loro occhi, ed ai loro pensieri. Non conoscono quindi le passioni raffinate, e laceratrici della società. Le passioni si riducono in essi all’amore, e alle gare per superarsi ne’ giuochi, o ne’ canti, o ne’ suoni. Tali furono gli argomenti degl’Idilj di Teocrito, e dell’Egloghe di Virgilio, e tali pur quelli dell’Arcadia del Sanazzaro.

Quest’opera è composta di prose e di versi. Il primo fu il Sanazzaro, che facesse rivivere la colta prosa Italiana imbarbarita già dai Filelfi, dai Palmieri, dai Savonarola ec. Ei seppe cogliere la eleganza del Boccaccio, e il candore de’ Trecentisti, coll’avvertenza però di escludere le faticose trasposizioni, e i rancidumi abrogati dall’uso. L’argomento favoloso e poetico ha dato luogo ad uno stile fiorito, e sopraccarico di epiteti e di locuzioni poetiche. Tale è quello degli Amori di Dafni e Cloe, e degli altri bucolici romanzi de’ Greci Maestri. I più eleganti scrittori tra le culte moderne nazioni hanno nelle cose pastorali adottata questa istessa dizione sparsa di ardite immagini, e di frasi frondose, così che ai loro componimenti può darsi a ragione il titolo di poemi in prosa. Ritornando al nostro Sincero osserveremo, che le sue descrizioni sono vivissime, e corrispondenti alla soavità, ed alla vaghezza degli oggetti campestri, che ne formano l’argomenti. Noi accenneremo quelle del delizioso monte Partenio, della festa di Pale veneranda Dea de’ pastori, e delle giovanili bellezze della