Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/203

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libro secondo - capitolo i 197


maggior aiuto, ma insieme considerandogli che non fosse utile dar cosa alcuna sotto nome di provvisione ferma, acciocché li padri non paressero stipendiari di Sua Santitá e restasse fomentata la scusa de’ protestanti di non sottomettersi al concilio, per esser composto di soli dependenti e obbligati al papa.

In questo medesmo tempo in Vormazia l’imperator citò l’arcivescovo di Colonia che in termine di trenta giorni comparisse inanzi a sé o mandasse un procuratore per rispondere alle accuse ed imputazioni dategli, comandandoli anco che tra tanto non dovesse innovar cosa alcuna in materia di religione e riti, anzi ritornare nello stato di prima le cose innovate. Giá sino del 1536 Ermanno, arcivescovo di Colonia, volendo riformar la sua chiesa, fece un concilio delli vescovi suoi suffraganei, dove molti decreti furono fatti, e se ne stampò un libro composto da Giovanni Groppero canonista, che per servizi fatti alla chiesa romana fu creato poi Cardinal da papa Paulo IV. Ma o non si satisfacendo l’arcivescovo né il Groppero medesimo di quella riforma, o avendo mutato opinione, del 1543 congregò il clero e la nobiltá e li principali del suo stato, e stabilí un’altra sorte di formazione: la qual se ben da molti approvata, non piacque a tutto il clero, anzi la maggior parte se gli oppose e se ne fece capo Groppero, il qual prima l’aveva consegnata e promossa. Fecero ufficio con l’arcivescovo che volesse desistere e aspettar il concilio generale, o almeno la dieta imperiale. Il che non potendo ottenere, del 1544 appellarono al pontefice e a Cesare come supremo avvocato e protettore della Chiesa di Dio. L’arcivescovo pubblicò con una sua scrittura che l’appellazione era frivola e che non poteva desistere da quello che apparteneva alla gloria di Dio ed emendazione della Chiesa; che egli non aveva da fare né con luterani né con altri, ma che guardava la dottrina consenziente alla sacra Scrittura. Proseguendo l’arcivescovo nella sua riforma ed instando il clero di Colonia in contrario, Cesare ricevette il clero nella sua protezione e citò l’arcivescovo, come si è detto.

Di questo essendo andato avviso in Trento, diede materia