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libro secondo - capitolo ii |
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potrebbe dire che fosse stato un ricorso delle chiese di gentili
nove ad una vecchia matrice, di onde la fede era a loro derivata (che per longo tempo fu usato in quei primi secoli, e
da Ireneo e da Tertulliano spesso spesso si commemora), e
la lettera sia scritta dalli soli apostoli, «vecchi» e fratelli
gerosolimitani, nondimeno, avendo parlato non solo essi ma
ancora Paulo e Barnaba, si può con ragione chiamar concilio.
Coll’esempio del quale li vescovi che successero dopo, tenendo che tutte le chiese cristiane fossero una e che li vescovati tutti fossero parimente un solo, cosí formato, del quale
ciascun ne tenesse una parte non come propria, ma sì che
tutti dovessero regger tutto, occupandosi però ciascuno piú in
quella che gli era specialmente raccomandata (come san Cipriano nell’aureo libretto dell’Unitá della Chiesa piamente
dimostra), occorrendo bisogno di qualsivoglia particolar chiesa, con tutto che alcune volte le persecuzioni ardessero, si
congregavano insieme quelli che potevano, per ordinar in comune la provvisione. Nelle qual adunanze presedendo Cristo
e lo Spirito Santo, né avendo luogo gli affetti umani ma la
caritá, senza ceremonie né formule prescritte consegnavano e
risolvevano quanto occorreva. Ma dopo qualche progresso di
tempo, con la caritá meschiatisi gli affetti umani, essendo
necessario regolarli con qualche ordine, il principale tra li
congregati in concilio o per dottrina, o per grandezza della
cittá o della chiesa, o per qualche altro rispetto d’eminenza,
pigliava carico di proponer e guidare l’azione e raccogliere
li pareri. Ma dopo che piacque a Dio dare pace alli fedeli,
e che li principi romani ricevettero la santa fede, occorrendo
piú spesso difficoltá nella dottrina e disciplina, le quali, anco
per l’ambizione o altri affetti cattivi di quei che avevano séguito e credito, turbavano la quiete pubblica, ebbe origine
un’altra sorte di adunanze episcopali congregate dalli principi
o prefetti loro, per trovar rimedio alle turbe. In questi l’azione
era guidata da quei principi o magistrati che li congregavano,
intervenendo essi nelle azioni, proponendo, guidando la trattazione e decretando per interlocutoria le differenze occorrenti,