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264 l'istoria del concilio tridentino


vi restava ben materia assai da trattare per una sessione, provvedendo ben agli abusi che erano nella predicazione e lezione. La qual opinione fu anco seguita dalli prelati italiani imperiali; e parve alli legati di scoprire che questo era ufficio fatto dalli ministri cesarei, i quali strettamente appunto avevano trattato con quei prelati. Per il che ne diedero avviso a Roma, da dove li fu risposto che vedessero di andar ritenuti sin tanto che s’avesse potuto dare loro risoluzione. Per il che essi usarono artificiosa diligenza, trattenendosi con la parte degli abusi senza venir a conclusione di essi, e senza far dimostrazione che volessero o non volessero incamminarsi nella materia del peccato originale. E cosí si continuò sino a Pasca.

La qual passata, il pontefice scrisse che si procedesse inanzi e fosse quella materia proposta. La lettera capitata a’ 2 di maggio pervenne a notizia di don Francesco, il quale, andando alla visita dei legati, usò molti artifici, ora mostrando di consegnare, ora di proponere parere in materia del proseguire la reforma, solamente a fine d’intendere la mente loro e persuaderli obliquamente a quello che disegnava. Ma vedendo di non far frutto, passò inanzi dicendo tanto apertamente quanto bastava, aver lettere dalla Maestá cesarea per quali li commetteva di procurare che per allora non si entri nei dogmi, ma si tratti la reforma solamente. A che risposero li legati con assai ragioni in contrario, e fra le altre con dire che non potevano farlo senza contravvenire alle bolle del papa, che proponevano queste due materie insieme, e a quello che si era stabilito in concilio di mandarle del pari, aggiongendo d’aver scritto a Sua Santitá che otto giorni dopo Pasca averebbono incominciato. Furono da ambidue le parti fatti diversi discorsi e repliche; e dicendo finalmente li legati di aver comandamento dal papa e non poter mancar del loro ufficio, disse don Francesco l’ufficio de’ buoni ministri essere il mantener l’amicizia tra’ principi e aspettare qualche volta la seconda commissione; il che sì come dalli legati non fu negato, cosí risposero che non si doveva voler da loro piú di quello che