Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/333

Da Wikisource.

libro secondo - capitolo vi 327


all’operar bene. Per questi rispetti, dicevano, l’incertezza esser utile, oltreché meritoria, perché è una passione d’animo, che lo affligge: la qual sopportata, cede a merito. Adducevano anco luochi della Scrittura: di Salomone, che l’uomo non sa se sia degno d’odio o amore; della Sapienzia, che comanda non esser senza timore del peccato perdonato; di san Pietro, che s’attendi alla salute con timore e tremore; di san Paulo, che disse di se medesmo: «Quantonque la mia conscienzia non m’accusi, non però mi tengo giustificato». Queste ragioni e testimoni, insieme con molti luochi de’ Padri, erano portati e amplificati, massime dal Seripando, dal Vega e dal Soto.

Ma il Catarino col Marinaro avevano altri luochi delli medesmi Padri in contrario; il che ben mostrava che in questo particolare avessero parlato per accidente, come le occasioni facevano piú a proposito, or per sollevar li scrupolosi, or per reprimer l’audacia: però si ristringevano all’autoritá della Scrittura. Dicevano che a quanti si legge nell’Evangelio Cristo aver rimessi li peccati, a tutti disse: «Confidati, che li peccati ti sono perdonati»; e sarebbe assorditá che Cristo avesse voluto porger occasione di temeritá e superbia; e se fosse utile o merito, che egli avesse voluto privar tutti di quello. Che la Scrittura ci obbliga a render a Dio grazie della nostra giustificazione, le quali non si possono render se non sappiamo d’averla ottenuta; e sarebbe inettissimo e udito come impertinente chi ringraziasse di quello che non sa se gli sia donato o no. Che san Paulo apertamente asserisce la certezza, quando raccorda alli Corinti di sentire che Cristo è in loro se non sono reprobi; e quando dice che abbiamo ricevuto da Dio uno spirito per saper quello che da sua divina Maestá ci è stato donato; e piú chiaramente, che lo Spirito Santo rende testimonianza allo spirito nostro che siamo figli di Dio: ed è gran cosa accusar di temeritá quelli che credono allo Spirito Santo che parla con loro, dicendo sant’Ambrosio che lo Spirito Santo mai parla a noi che non ci faccia insieme sapere che egli è desso che parla. Appresso questo, aggionse le parole di Cristo in san Gioanni: «che il mondo non può