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l'istoria del concilio tridentino |
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se non costretto, deponesse l’opinione propria per esser condannata: e se ben tutti li cattolici dicono di rimettersi al
giudicio della chiesa romana, con tutto ciò, se l’opinione
sua fosse reprobata, non la muterebbono, ma piú pertinacemente la defenderebbono, maggiormente fortificandosi per
l’opposizione; onde di sètte nascono eresie. Le quali per impedire, il vero modo esser tollerar tutte le opinioni e operare
che nessuna danni l’altra, ma si viva in pace; né mai esser
una tanto repugnante all’altra, che usando questa moderazione
possi nascere alcun inconveniente; dove che senza questo, una
differenza verbale, un apice minimo è sufficiente a divider
tutto il mondo. Che molte delle opinioni de’ moderni innovatori s’averebbono potuto tollerare, se le avessero asserite
con modestia, e senza dannar la chiesa romana e la dottrina
delle scole. Questo avere costretto Leone a ritorcer contra
Lutero quelle saette che egli prima tirò contra la sede apostolica. In somma diceva e replicava il savio prelato che le
solite protestazioni de’ dottori di rimettersi alla Chiesa erano
termini di creanza e riverenza, a’ quali era necessario corrispondere con altrettanto di rispetto, conservandosi neutrale tra
le contrarietá; comportar cosí li termini del vivere che rispetti
quello il quale vuol esser rispettato; e non creder mai che
chi dice di rimettersi e sottoporsi abbia animo di farlo, se
l’occasione venisse. Di che aver dato manifesto indicio Lutero,
il quale, mentre ebbe da far con li soli frati questori in Germania in materia delle indulgenze, e anco con li dottori da
Roma, sempre disse che si rimetteva al papa; e subito che
Leone ricevette la promessa per reale, la qual era detta per
pura apparenza, non solo Martino non attese la promessa,
ma inveí maggiormente contra il pontefice, che non aveva fatto
contra li questori in Germania.