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398 l'istoria del concilio tridentino


se non costretto, deponesse l’opinione propria per esser condannata: e se ben tutti li cattolici dicono di rimettersi al giudicio della chiesa romana, con tutto ciò, se l’opinione sua fosse reprobata, non la muterebbono, ma piú pertinacemente la defenderebbono, maggiormente fortificandosi per l’opposizione; onde di sètte nascono eresie. Le quali per impedire, il vero modo esser tollerar tutte le opinioni e operare che nessuna danni l’altra, ma si viva in pace; né mai esser una tanto repugnante all’altra, che usando questa moderazione possi nascere alcun inconveniente; dove che senza questo, una differenza verbale, un apice minimo è sufficiente a divider tutto il mondo. Che molte delle opinioni de’ moderni innovatori s’averebbono potuto tollerare, se le avessero asserite con modestia, e senza dannar la chiesa romana e la dottrina delle scole. Questo avere costretto Leone a ritorcer contra Lutero quelle saette che egli prima tirò contra la sede apostolica. In somma diceva e replicava il savio prelato che le solite protestazioni de’ dottori di rimettersi alla Chiesa erano termini di creanza e riverenza, a’ quali era necessario corrispondere con altrettanto di rispetto, conservandosi neutrale tra le contrarietá; comportar cosí li termini del vivere che rispetti quello il quale vuol esser rispettato; e non creder mai che chi dice di rimettersi e sottoporsi abbia animo di farlo, se l’occasione venisse. Di che aver dato manifesto indicio Lutero, il quale, mentre ebbe da far con li soli frati questori in Germania in materia delle indulgenze, e anco con li dottori da Roma, sempre disse che si rimetteva al papa; e subito che Leone ricevette la promessa per reale, la qual era detta per pura apparenza, non solo Martino non attese la promessa, ma inveí maggiormente contra il pontefice, che non aveva fatto contra li questori in Germania.