Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/15

Da Wikisource.

libro terzo - capitolo i 9


In fine d’agosto si transferi Cesare in Augusta per celebrarvi la dieta, avendo attorno la cittá tutto l’esercito de spagnoli e d’italiani, e in essa cittá alquante insegne di fanteria. Si fece il principio al 1° di settembre, dove Cesare, principalmente intento a pacificare la Germania, diede parte di tutto quello che aveva per il passato fatto in diverse diete per conciliarla, e come per questa causa aveva operato che fosse convocato e principiato il concilio in Trento; ma non avendo tanta sua fatica giovato, era stato costretto passar ad altro rimedio. E perché era piaciuto a Dio dar felice riuscita al suo conseglio, riducendo lo stato di Germania in termini che si poteva avere certezza di riformarlo, aveva congregato per l’istesso fine li prencipi. Ma perché la differenza della religione era causa di tutte le turbolenze, era necessario cominciare di lá.

Diversa era l’opinione delli prencipi in quella dieta; perché tra gli elettori gli ecclesiastici desideravano e instavano che ’l concilio di Trento si facesse, e non ricercavano in ciò condizione alcuna; li secolari aderenti a’ luterani si contentavano con queste condizioni: che fosse libero e pio; che in quello il pontefice né in propria persona, né per l’intervento d’altri fosse presidente, e rilassasse il giuramento col quale li vescovi li sono obbligati; e appresso, che li teologi protestanti avessero voto decisivo e che li decreti giá fatti si reesaminassero. Li altri cattolici dimandavano che il concilio si continuasse, e che li protestanti avessero pubblica sicurezza di andarvi e di parlar liberamente, ma fossero poi sforzati ad obedire li decreti.

Stava il pontefice coll’animo sollevato, attendendo il successo della dieta in Germania, mentre il 10 settembre Pietro Aloisio, duca di Piacenza, suo figlio, fu da congiurati nel proprio palazzo trucidato, il cadavero ignominiosamente esposto e trattato: e poche ore dopo arrivarono genti da Milano, mandate da Ferrando Gonzaga viceduca, che s’impatronirono della cittá. Questa novitá afflisse il pontefice sopra modo,

non per la morte violenta del figlio, né tanto per l’ignominia,