Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/161

Da Wikisource.

libro quarto - capitolo v 155


gliersi con la loro partenza, con danno notabile della religione: e se li loro stati hanno bisogno di qualche provvisione, comandino alli loro ministri e avvisino lui che gli dará ogni aiuto.

A’ 7 di gennaro gionsero a Trento Volfio Colero e Leonardo Badehorno, ambasciatori di Maurizio elettor di Sassonia: che diede grand’allegrezza alli elettori e prelati germani, assicurati da questo che Maurizio non tentasse novitá. Trattarono prima con li ambasciatori di Cesare, dicendo che il suo principe, come desideroso della concordia, aveva deliberato mandar al concilio alcuni teologi, uomini pii e amatori della pace; il che averebbono anco fatto li altri principi protestanti. Ma era necessario prima un salvocondotto nella forma del basiliense, e che tra tanto in concilio si fermasse ogni trattazione, e che gionti quelli, si reesaminassero le cose giá trattate, non essendo concilio generale se non v’intervengono tutte le nazioni. Che il pontefice non vi abbia autoritá di presedere, ma si sottoponga al concilio, e relassi il giuramento alli vescovi, acciò i voti siano liberi. Aggionsero gli ambasciatori che nella congregazione delli padri averebbono esposto le cose piú abbondantemente: la qual desideravano che si adunasse presto, perché li teologi erano quaranta miglia lontani, e aspettavano solo di esser chiamati.

Li ambasciatori cesarei risposero buone parole, perché Cesare per trattener Maurizio aveva comandato che fossero ben trattati. Questi ambasciatori fecero li medesimi uffici con li principi elettori e col cardinale di Trento, ma recusarono di trattare col Cardinal Crescenzio e con li suoi colleghi, per non parer che li riconoscessero. Instavano di esser ammessi in pubblico per presentare le patenti loro, ed esser ricevuti come erano stati accettati quelli dell’elettore di Brandeburg; di che li cesarei li davano speranza, anzi promessa, per trattenerli. Ma dall’altra parte il legato e li nonci apertamente ricusavano di alterare la formula del salvocondotto, dicendo esser troppo indignitá della sinodo, che rappresenta tutta la chiesa cattolica, che quattro settari debbiano metter difficoltá di fidarsi in lei; né meno volevano fermar il corso dei decreti