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302 l'istoria del concilio di trento


avevano consentito di udir quei novi evangelisti, prevedendo che dovevano dir molte cose ingiuriose contra Dio; e se non avessero portato rispetto alla Maestá regia, si sarebbono levati e disturbato il consesso. Però pregava la Maestá sua non dar fede alle cose dette da loro, perché dalli prelati li sarebbe mostrato tutto il contrario, sí che vederebbe la differenza tra la veritá e la bugia. E dimandò un giorno di tempo a rispondere, replicando tuttavia che sarebbe stata giusta cosa che si fossero levati tutti di lá per non udir quelle biasteme. Di questo la regina parendoli esser toccata, rispose non essersi fatto cosa se non deliberata dalli principi, dal conseglio regio e dal parlamento di Parigi, non per mutar o innovar alcuna cosa nella religione, ma per componer la differenza e redur al dritto cammino li sviati; il che era anco ufficio della prudenza delli vescovi di procurare con ogni buon modo.

Licenziato il consesso, si trattò tra li vescovi e teologi quello che si dovesse fare. Volevano alcuni di loro che si scrivesse una formula della fede, la quale se li protestanti non volessero sottoscrivere, fossero senz’altra disputa condannati per eretici; il qual parere essendo giudicato troppo arduo, dopo molte dispute si venne a conclusione di risponder a doi capi soli delli proposti da Beza, cioè della Chiesa e dell’eucaristia. Congregato dunque di novo il consesso alli 16 del mese, in presenzia del re, della regina e principi, il Cardinal di Lorena fece una longa orazione. Disse prima che il re era membro e non capo della Chiesa; che la sua cura era ben defenderla, ma in quello che toccava la dottrina era soggetto ai ministri ecclesiastici; soggionse che la Chiesa non conteneva li soli eletti, e con tutto ciò non poteva fallare; ma quando alcuna particolare fosse in errore, conveniva aver ricorso alla romana, alli decreti de’ concili generali e al consenso delli antichi Padri, e sopra tutto alla Scrittura esposta nel senso della Chiesa: per aver di ciò mancato, esser incorsi tutti gli eretici in errori inestricabili, come li moderni nel capo pertinente all’eucaristia, dove, per prurito insanabile di curiose questioni, quello che da Cristo era instituito per vincolo di unione avevano