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libro sesto - capitolo i |
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ben alcune persone pie si facevano conscienzia del legger
libri cattivi, per non contravvenire ad uno de’ tre capi della
legge divina: di fuggire la contagione del male, di non esporsi
alli tentativi senza necessitá e utilitá, e di non occupar il tempo
in cosa vana. Queste leggi, come naturali, restano sempre, e
obbligherebbono noi a guardarsi dal legger libri non buoni,
quantunque nessuna legge ecclesiastica vi fosse. Ma cessando
questi rispetti, successe l’esempio di Dionisio vescovo alessandrino, celebre dottore, quale, circa l’anno del Signore 240,
per queste cause essendo dalli preti suoi ripreso, e per li
stessi rispetti titubando, ebbe visione che leggesse ogni libro,
perché era capace di discernerli. Maggior pericolo nondimeno
stimavano esser nelli libri de gentili che de eretici; quali piú
erano aborriti, e tanto piú ripresa la lezione loro, quanto era
frequentata da molti dottori cristiani per vanitá d’imparare
l’eloquenza. Per questa causa san Girolamo o in visione o in
sogno fu battuto dal diavolo; onde in quei medesimi tempi di
circa il 400, un concilio in Cartagine vietò alli vescovi di
poter legger libri de’ gentili, ma li concesse legger quelli degli
eretici; il decreto del quale è posto tra li canoni raccolti da
Graziano. E questa è la prima proibizione per forma di canone; ché per conseglio altre ve ne sono nei Padri, da regolare secondo la legge divina di sopra citata. Li libri degli
eretici, di dottrina dalli concili dannata, erano spesso per
causa di buon governo dalli imperatori proibiti. Cosi Constantino proibí li libri di Ario, Arcadio quelli di eunomiani
e de manichei, Teodosio quei di Nestorio, e Marciano gli
scritti degli eutichiani; e in Spagna il re Ricaredo quei
degli ariani. Alli concili e vescovi bastava mostrar quali
libri erano di dannata o di apocrifa dottrina: cosí fece
Gelasio del 494; e non piú oltre passavano, lasciando alla
conscienzia di ciascuno il schifarli o leggerli per bene. Dopo
l’anno 800 li romani pontefici, sí come assonsero molta parte
del governo politico, cosí anco fecero abbruggiare e proibirono il legger libri, li autori de’ quali dannavano; con tutto
ciò sino a questo secolo si trovará pochissimo numero de libri