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libro sesto - capitolo i 329


ben alcune persone pie si facevano conscienzia del legger libri cattivi, per non contravvenire ad uno de’ tre capi della legge divina: di fuggire la contagione del male, di non esporsi alli tentativi senza necessitá e utilitá, e di non occupar il tempo in cosa vana. Queste leggi, come naturali, restano sempre, e obbligherebbono noi a guardarsi dal legger libri non buoni, quantunque nessuna legge ecclesiastica vi fosse. Ma cessando questi rispetti, successe l’esempio di Dionisio vescovo alessandrino, celebre dottore, quale, circa l’anno del Signore 240, per queste cause essendo dalli preti suoi ripreso, e per li stessi rispetti titubando, ebbe visione che leggesse ogni libro, perché era capace di discernerli. Maggior pericolo nondimeno stimavano esser nelli libri de gentili che de eretici; quali piú erano aborriti, e tanto piú ripresa la lezione loro, quanto era frequentata da molti dottori cristiani per vanitá d’imparare l’eloquenza. Per questa causa san Girolamo o in visione o in sogno fu battuto dal diavolo; onde in quei medesimi tempi di circa il 400, un concilio in Cartagine vietò alli vescovi di poter legger libri de’ gentili, ma li concesse legger quelli degli eretici; il decreto del quale è posto tra li canoni raccolti da Graziano. E questa è la prima proibizione per forma di canone; ché per conseglio altre ve ne sono nei Padri, da regolare secondo la legge divina di sopra citata. Li libri degli eretici, di dottrina dalli concili dannata, erano spesso per causa di buon governo dalli imperatori proibiti. Cosi Constantino proibí li libri di Ario, Arcadio quelli di eunomiani e de manichei, Teodosio quei di Nestorio, e Marciano gli scritti degli eutichiani; e in Spagna il re Ricaredo quei degli ariani. Alli concili e vescovi bastava mostrar quali libri erano di dannata o di apocrifa dottrina: cosí fece Gelasio del 494; e non piú oltre passavano, lasciando alla conscienzia di ciascuno il schifarli o leggerli per bene. Dopo l’anno 800 li romani pontefici, sí come assonsero molta parte del governo politico, cosí anco fecero abbruggiare e proibirono il legger libri, li autori de’ quali dannavano; con tutto ciò sino a questo secolo si trovará pochissimo numero de libri