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libro sesto - capitolo i | 335 |
clemenzia. Per l’altra parte il legato Simonetta diceva che era
un metter in pericolo di rovinar degli altri, perché molti s’inducono a trascorrere, dove veggono il perdono facile; che dall’altro canto il rigore, se ben è duro a chi lo sente, tiene innumerabili in ufficio. Per mostrar la clemenzia, esser assai usarla
con chi la richiede: il trarla dietro a chi non la dimanda e
a chi la ricusa rallenta la custodia che ciascun tiene di se
stesso; sará stimato un leggier delitto l’eresia, quando si vegga
d’averne cosí facilmente perdono. In queste due opinioni erano
li prelati divisi; e da quelli che non lodavano il salvocondotto era detto che nel primo concilio non fu dato ad alcuno,
e sarebbe stato fatto quando fosse necessario o conveniente;
che pur quel concilio fu retto da un papa prudentissimo e da
legati principali del collegio; nel secondo per ciò fu dato,
perché fu richiesto da Maurizio duca di Sassonia e da altri
protestanti, e l’imperatore l’addimandò per loro: però con
ragione fu concesso. Adesso che nessun l’addimanda, anzi che
la Germania ad alta voce dice e protesta che non conosce
questo concilio per legittimo, a che darli salvocondotto, se
non per dar loro materia di qualche sinistra interpretazione?
Li prelati spagnoli non consentivano in modo alcuno ad un
salvocondotto generale, per il pregiudicio che si sarebbe fatto
all’inquisizione di Spagna; poiché, stante quello, averebbe ciascuno potuto dechiararsi per protestante e mettersi in punto
per il viaggio, senza poter esser arrestato dall’inquisizione.
L’istesso consideravano li legati che avvenir potrebbe all’inquisizione di Roma e d’Italia. Tutte le cose considerate, pareva quanto all’indice che bastasse al presente far deputati,
e con una particola del decreto far intender agl’interessati
che sarebbono ascoltati, e invitar al concilio tutti; e quanto
al salvocondotto, per le difficoltá che s’attraversano, rimetter
a pensarvi meglio.
Mentre queste cose si trattano, a’ 5 di febbraio arrivò in Trento il cardinale Altemps, nepote del papa, quinto legato, e insieme la nova dell’editto di Francia di sopra recitato, che confuse molto ognuno; poiché mentre il concilio è in piedi